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“A chi devo fare le domande politiche se non al Municipio? – ha chiesto la consigliera comunale luganese Melitta Jalkanen, dopo che il sindaco Giorgio Giudici ha criticato le tante, troppe interpellanze e interrogazioni commentando che “è ora di finirla di sprecare tempo nel rispondere a domande sciocche di chi vuole solo mettersi in mostra.”

È proprio Melitta Jalkanen Keller la prima “vittima” della nuova politica del Municipio riguardo a interpellanze e interrogazioni, si legge sul Corriere del Ticino : “Dopo aver scritto ai consiglieri di evitare il più possibile queste forme di comunicazione (171 nell’ultimo anno e mezzo) che sovraccaricano di lavoro l’amministrazione, a due interrogazioni della consigliera il Municipio ha risposto “Onorevole signora Jalkanen Kel­ler, in riferimento alle interrogazioni in oggetto, del 24 aprile e 30 maggio scorsi, il Municipio di Lugano La in­forma che non ritiene opportuno en­trare nel merito delle domande da Lei poste.”

La prima interrogazione riguardava l’invito per la cerimonia in onore di Michele Foletti, neo-presidente del Gran Consiglio, in cui si ponevano do­mande sulla provenienza dei cibi per il rinfresco (locali?) e sui posteggi a disposizione al Palacongressi (i tra­sporti pubblici che ci stanno a fare?).
La seconda interrogazione riguarda­va l’uso di acqua minerale in bottiglia (di marca non ticinese) in uffici e spa­zi pubblici, invece di usare l’acqua fre­sca del rubinetto.

Al giornalista del Corriere del Ticino che gli ha chiesto perchè non vi è più armonia tra Municipio e consiglieri, Giorgio Giudici ha risposto : “Siamo arrivati al limite della decen­za con le interrogazioni. Questa città ha cose molto più importanti da fare. Oggigiorno c’è un protagonismo paz­zesco da parte di certe persone, tan­to che mi chiedo se abbiano capito co­s’è veramente l’istituzione di interro­gazioni e interpellanze.
Chi esa­gera è chi – complici anche voi media che fate da cassa di risonanza – vuole mettersi in mostra e ha ambizioni di emergere. Solo che non è così che si emerge. Ci vogliono prese di posizio­ne di qualità, di contenuto, di idee.”