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Il suo silenzio dopo l’attentato che mercoledì a Damasco ha ucciso tre membri dei vertici del regime aveva alimentato le speculazioni. Lo si pensava morto, ferito o in fuga. Ma stando alle immagini diffuse dalla televisione siriana giovedì 19 luglio, Bachar al Assad si trova a Damasco e continua a tenere il pugno di ferro sulla nazione.

Uno dei suoi consiglieri ha confermato che dopo l’attentato di mercoledì al Assad era nel palazzo presidenziale di Damasco e continuava a dirigere il paese.
Una versione opposta era giunta da fonti vicine all’opposizione e da un diplomatico occidentale, che evocavano la partenza del presidente verso la località di Lattakia.

Anche venerdì i combattimenti proseguono in diversi quartieri della capitale. Giovedì centinaia di persone fuggivano dai quartieri sotto assedio, nel quinto giorno di serrati scontri armati tra ribelli e forze governative.
“Vi sono centinaia di massacri – ha commentato Rami Abdel Rahmane, responsabile dell’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo.
Gli osservatori guardano alla battaglia di Damasco facendo un paragone significativo con la rivolta dello scorso anno in Libia : “Quando i combattimenti tra insorti e truppe del regime erano arrivati a Tripoli, la sorte di Muammar Gheddafi era stata decisa.”

Fonti della sicurezza libanese fanno stato dell’arrivo, tra mercoledì e venerdì, di oltre 18’600 siriani in fuga dai combattimenti in Siria. Molti provengono da Damasco e dalle zone circostanti la capitale.