La decisione della Cancelleria federale di non accettare le circa 2800 sottoscrizioni al triplo referendum contro gli accordi fiscali internazionali giunte dopo il termine di scadenza a causa della negligenza, non si sa quanto volontaria, di numerose Cancellerie comunali, è oltremodo deludente, per quanto prevedibile.

In questo modo migliaia di sottoscrizioni, raccolte nei termini corretti, non vengono conteggiate. Inoltre ai comitati referendari si fanno scontare comportamenti di terzi, le cancellerie comunali appunto, sui quali i comitati non hanno alcuna possibilità di influire, e per i quali non portano alcuna responsabilità. La decisione della Cancelleria federale viola dunque il principio secondo cui, in caso di dubbio, occorre decidere in favore dei diritti popolari. Una decisione in tal senso sarebbe stata ancor più doverosa nel caso specifico, data l’importanza della posta in gioco.

Come noto, infatti, gli accordi Rubik e la cosiddetta Weissgeldstrategie provocheranno la perdita di 50mila posti di lavoro sulla piazza finanziaria svizzera, e i licenziamenti sono già iniziati. Non solo. In gioco c’è anche la sovranità e l’indipendenza della Svizzera, gravemente compromessa dalla linea del cedimento ad oltranza adottata a livello federale nei confronti di ogni e qualsiasi pressione estera. E’ poi evidente che alla fine del segreto bancario, che fa parte della tutela della privacy, per i clienti stranieri della piazza finanziaria svizzera, farà seguito la fine del segreto bancario anche per i cittadini elvetici. Chiari segnali in questo senso sono già giunti.

Che su temi di tale portata, sia economica che politica, i cittadini elvetici non si possano esprimere, e questo a seguito dell’assunzione di posizioni rigidamente formaliste da parte della Cancelleria federale, è deludente.

Non resta dunque che sperare – senza tuttavia farsi illusioni – nell’esito del ricorso al Tribunale federale annunciato dall’ASNI.

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi