In Egitto la mobilitazione contro il presidente Mohamed Morsi si è intensificata nel corso del fine settimana. Il presidente si sta rivelando un dittatore al pari del suo predecessore, quel Hosni Moubarak che i rivoltosi avevano costretto ad andare in esilio nel febbraio 2011, agli albori della Primavera araba.

Mohamed Morsi ha emesso diversi decreti che impediscono di contrastare a livello giuridico le sue decisioni e l’opposizione non potrà fare molto, commenta il giornale austriaco Kurier : “Soprattutto perchè il presidente egiziano, che fa parte della confraternita dei Fratelli musulmani, è sostenuto dagli Stati Uniti. Chi potrà ancora fermarlo? Nessuno.
Alle elezioni legislative, il 70% della popolazione aveva votato sia per i Fratelli musulmani sia per i salafisti, religiosi ancora più radicali.
Si sa dunque chiaramente dove si situa la grande maggioranza.
Per gli Stati Uniti Mohamed Morsi è un attore indispensabile nel conflitto israelo-palestinese e Washington sostiene finanziariamente il governo egiziano.
Fino a quando Morsi non trasformerà l’Egitto in una teocrazia islamica e continuerà a giocare un ruolo costruttivo nell’inferno del Medio Oriente, le considerazioni democratiche saranno secondarie. L’Egitto di Mohamed Morsi è la replica dell’Egitto di Hosni Moubarak.”