“Ben vengano gli investimenti delle FFS, ma noi non siamo merce di scambio. L’economia reale non deve manifestarsi sotto forma di nuovi appartamenti o negozi nel sito industriale, ma mantenendo posti di lavoro altamente qualificati”.

Questa l’opinione degli operai delle Officine FFS di Bellinzona, dopo l’assemblea indetta giovedì per discutere dell’intenzione delle FFS di destinare parte del sedime oggi occupato dalle Officine a “sviluppi urbanistici”.

C’è malumore tra i 520 dipendenti attivi nello stabilimento, scrive oggi il quotidiano La Regione e il loro rappresentante, Gianni Frizzo “ha consegnato al Consiglio di Stato una risoluzione rivolta alle autorità politiche cantonali e regionali e alle FFS.
Temendo un declino del sito industriale l’assemblea chiede che si prosegua con lo studio di Centro di competenze utilizzando tutto il sedime delle Officine.
Per contro le FFS ventilano la possibilità che parte dei 100mila metri quadrati, dedicata oggi alla manutenzione dei carri merci, venga destinata a sviluppi urbanistici.
A questo riguardo le maestranze chiedono che venga accantonato lo studio ‘Area’ della cui esistenza si è saputo in settembre.
[…] Qualora le rivendicazioni non fossero rispettate integralmente entro la fine di gennaio 2013, l’assemblea chiederà il riavvio dell’iter dell’iniziativa ‘Polo tecnologico’ lanciata dal personale nella primavera 2008 e sottoscritta da 15’000 ticinesi.
Un iter che condurrebbe alla votazione popolare ponendo, se accolta, vincoli chiari.”