Il quotidiano israeliano Ha’aretz afferma che Venezuela, Cuba e Ecuador sono stati contattati dal presidente siriano Bachar al Assad circa la loro disponibilità ad offrirgli asilo politico.

Di fronte alla crescente minaccia dei suoi oppositori, che da giorni stanno stringendo l’assedio attorno alla capitale Damasco, il presidente siriano valuta le possibilità di fuggire all’estero, verso un esilio dorato.
Secondo Ha’aretz, il suo vice ministro degli Affari esteri Faiçal Meqdad, avrebbe consegnato missive in questo senso ai governi di questi tre paesi, in occasione della sua visita ufficiale di settimana scorsa.
Un portavoce del governo del Venezuela ha affermato che la missiva firmata da Bachar al Assad verte “sulle relazioni personali tra i due presidenti”.
Il paese fornisce alla Siria gas e petrolio e Hugo Chavez continua a sostenere il presidente siriano, malgrado la sanguinosa repressione che dal marzo 2011 in Siria sta facendo ogni giorno centinaia di morti.

“Allo stadio attuale – commentano le autorità statunitensi – non siamo a conoscenza di offerte d’asilo concrete. Siamo al corrente di offerte a livello informale. Diversi paesi della regione medio orientale e altrove avevano già proposto di accogliere il presidente al Assad e la sua famiglia, qualora decidessero di lasciare la Siria.”
Tra queste località spicca Dubai, dove la famiglia al Assad ha interessi finanziari e dove la sorella del presidente, Boushra, si è rifugiata dopo l’assassinio di suo marito, il generale Assef Shawkat, il 18 luglio a Damasco, in un attentato che aveva ucciso anche altri tre funzionari del regime.

Lo scorso luglio, il ministro russo degli Affari esteri Sergueï Lavrov aveva confermato che il governo di Mosca era stato sollecitato per offrire asilo politico al presidente siriano.
Qualunque sia il paese che lo accoglierà, Bachar al Assad non è sicuro di sfuggire alla giustizia internazionale.
Ban Ki-moon, Segretario generale delle Nazioni Unite, ha ricordato che l’ONU non riconosce il concetto di impunità. Al Assad dovrà rispondere dei crimini di guerra che ha autorizzato nel suo paese.