Oggi in quel “salotto buono” della destra che è Ticinolive è la volta di Edoardo Cappelletti, candidato al Municipio e al Consiglio comunale di Lugano, responsabile del Partito Comunista nel Luganese e membro di segreteria del Sindacato Indipendente Studenti e Apprendisti (SISA). Chi ha detto mai che un’intervista seria e approfondita a un giovane uomo di sinistra debba interessare unicamente al popolo di sinistra? Certamente non è così. Edoardo Cappelletti, studente liceale a Lugano 1, risponde alle domande del professor Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  Come ha vissuto le traversie e i colpi di scena della lista socialista, sulla quale lei stesso compete? Il “raddoppio” del PS non era (risp.: è) un pio desiderio?

Edoardo Cappelletti  Se è vero che, per il successo della sinistra, le traversie della lista socialista ci riguardano, è altresì vero che le diatribe interne al Partito Socialista -spesso causa di tali traversie- non mi competono. Ciononostante, in riferimento al ritiro della candidatura di Patrizia Pesenti, come Partito Comunista le avevamo chiesto di abbandonare il gruppo di lavoro Area nel rispetto dell’intero popolo della sinistra: la sua implicita risposta in relazione al nostro interrogativo ha fatto chiarezza. Ad ogni modo, la campagna elettorale non è ancora entrata nel vivo e lasciarsi condurre a simili conclusioni mi pare affrettato. E’ chiaro che avremo del terreno da recuperare, tuttavia auspico che la forza delle idee che intendiamo portare sul piano politico travalichi le recenti vicissitudini, le quali, fino ad ora, sembrano avere offuscato un reale dibattito politico.

A suo avviso la questione delle Officine (cioè concretamente la presenza di Patrizia Pesenti nel gruppo AREA) è stata una causa determinante nell’insuccesso della sua candidatura? Più in generale quali sono le colpe di Patrizia Pesenti? (ammesso che ve ne siano)

EC  Stando ai risultati delle primarie di Cadro, l’insuccesso della candidatura di Patrizia Pesenti era già prefigurato. La base socialista non ha inteso accreditare una linea politica che avrebbe spostato a destra la lista per il Municipio e, in tal senso, la questione delle Officine ha permesso a noi comunisti di mettere al vaglio le posizioni dell’ex Consigliera di stato. Seppur proveniente da noi, all’input è conseguita una mancata volontà di rispondere alle perplessità della sinistra che, insieme alla partecipazione di Patrizia Pesenti nel gruppo di lavoro Area, è forse la colpa più grande di quest’ultima.

Qual è la sua opinione sulla recente vicenda della copertina del Diavolo? La ritiene una questione importante o frivola? Approva la censura di Bel Ticino? Come valuta la presa di posizione di Gioventù Comunista?

EC  Malgrado le preoccupazioni di taluni esponenti politici locali, la copertina spinta di un giornale satirico non rientra sicuramente nelle questioni che reputo prioritarie. Ciò detto, la plateale indignazione di una parte della sinistra mi sorprende: questa infatti, sembrerebbe avere smarrito il suo ruolo di avanguardia sociale e morale, che in un periodo di corazzamento della società in senso autoritario dovrebbe andare di pari passo con quella politica. Invero, mi trovo concorde con la presa di posizione della Gioventù Comunista, che criticando da sinistra un triste scenario di invettive spesso sostitutive del dibattito politico, rammentano giustamente la differenza tra un giornale satirico e un bollettino di partito al potere.

Ragioniamo in grande. Lei rimpiange il “mondo a due superpotenze”, quello della Guerra Fredda, quello dei romanzi di Le Carré, che appartiene ormai al passato? È giusto dire: il comunismo ha fallito la prova, e il 1989 lo ha dimostrato?

EC  I comunisti non rimpiangono ciò che è stato: essi lavorano sul dato presente coscienti del suo divenire storico, attingendo alle esperienza passate al fine di carpirne i dovuti insegnamenti. Si consideri inoltre che il crollo del 1989 è il fallimento di una prova, di un esperimento, nella parziale mancanza di riscontro delle sue basi teoriche nella pratica. Il comunismo, prima ancora di essere uno stadio dell’organizzazione umana, è alla base una teoria filosofica alla quale, solo successivamente, segue la formulazione di un dato sistema sociale; il comunismo come prova, fallisce quando vengono smontate le sue premesse ideologiche, che sono spesso misconosciute ma permettono di comprendere le radici delle odierne disuguaglianze.

Putin è comunista? Se non lo è, quale forza politica nella Russia odierna rappresenta più fedelmente l’idea comunista?

EC  Putin non è comunista, ma rappresenta nella realtà russa una forza antagonista all’imperialismo che difende pertanto gli interessi nazionali a dispetto dei potentati economici capitalistici; nello scacchiere internazionale odierno, fungendo da contrappeso all’espansionismo statunitense ed europeo, la sua posizione è da considerarsi altrettanto progressista. Questi meriti, peraltro, gli vengono riconosciuti anche dal Partito Comunista della Federazione Russa, il quale rappresenta attualmente il primo partito d’opposizione a Putin e l’organizzazione fedele alla tradizione comunista più radicata.

Gary Kasparov è un ex campione mondiale di scacchi trasformatosi in attivista politico (io, da amatore del nobile gioco, lo preferivo prima…) Che cosa ci può dire di lui?

EC  Sicuramente che, da ex giocatore pluripremiato del nobil gioco, lo preferivo anche io prima. In merito alla sua attività politica, mi sento di rammentare la sua appartenenza alla coalizione Altra Russia, nella quale sono riconfluiti diversi gruppi di estrema destra e che, opponendosi opportunisticamente a Putin, risulta strumentale agli interessi imperialistici US e UE. In linea di fondo, vi è un’incomprensione di quelli che sono i problemi primari e secondari della realtà russa: stimolando cioè l’opposizione al regime putiniano ancora prima di avere compreso le mire espansionistiche delle superpotenze capitalistiche.

La Cina odierna può essere definita un paese politicamente comunista? Economicamente comunista? Se sì, come mai in Cina esistono grandi ricchezze personali?

EC Il comunismo è la fase storica postuma al socialismo che prevede l’abolizione delle classi. Dal 1978, la Cina ha avviato un processo di apertura nei confronti delle forme di produzione capitalistiche nell’economia cinese che, integrandosi con quelle socialiste (rimanenti preponderanti insieme alle aziende statali), vanno a costituire un sistema economico denominato socialismo di mercato. Pertanto, trattandosi di una nazione attualmente in transizione verso il socialismo, all’interno della Cina sono ancora presenti delle disuguaglianze che tuttavia, a differenza dei paesi a capitalismo avanzato, coesistono con un lavoro politico rivolto a una loro diminuzione e all’accrescimento del tenore di vita della popolazione. A questo proposito, è pertinente menzionare gli importanti miglioramenti nell’ambito dei diritti dei lavoratori, che dal 2008 vedono loro garantito un salario minimo legale e l’inalienabilità del diritto al lavoro se sono le uniche fonti di reddito del nucleo famigliare. Altrettanto positiva, è la costruzione di joint-venture delle multinazionali occidentali con lo Stato e il divieto di detenere in mani private la proprietà della terra.

Adesso andiamo verso la scuola. Lei è studente al Liceo 1 di Lugano, che a suo tempi (anni Settanta/Ottanta) aveva fama – meritata o meno – di liceo “rosso”. Secondo la sua impressione, oggi, c’è una “tendenza politica” nell’istituto?

EC  La tendenza politica che ho potuto riscontrare in coloro che, negli anni Settanta/Ottanta, dipingevano teoricamente di rosso l’istituto, è decisamente scevra di ogni coscienziosità quando si tratta di rispondere agli stimoli del mondo politico. All’ennesima offensiva del Consiglio di Stato contro l’istituzione scolastica, invece di ricercare l’unità di azione con le sue componenti, i docenti hanno reagito sospendendo le gite agli studenti, rompendo così il fronte avverso alle misure di risparmio del preventivo 2013.

Lei è un bravo studente che prende buoni voti? Qual è la sua materia preferita? Come valuta i corsi liceali di Storia che sta seguendo? Li trova interessanti? Li vorrebbe diversi? C’è spazio all’interno di questi corsi per l’insegnamento della Civica?

EC  Malgrado le mie priorità siano altre, riesco a conseguire buoni voti ad eccezione che in matematica, le cui modalità di insegnamento dovrebbero essere rivisitate alla luce dei dilaganti risultati scolastici disastrosi; un primo passo sarebbe l’istituzione di corsi di recupero gratuiti per chi ne avesse bisogno.
Seppur prediligendo i corsi di Storia, riconosco che gli impianti analitici adottati da me e i professori sono diametralmente opposti: nell’approccio degli ultimi si denota una radicata tendenza all’idealismo, mentre nel mio una ricerca della comprensione dei fenomeni alla luce delle loro basi materiali. Benché le lezioni di educazione civica rientrino nel programma scolastico, questa è spesso relegata in secondo piano o, a discrezione del docente, non impartita. Ad ogni modo, è un imperativo che questi momenti formativi non divengano, come qualcuno vorrebbe, una scusa per indottrinare le giovani menti alla propaganda patriottica e militarista.

Una sua proposta – parcheggi per gli studenti al LiLu1 – ha suscitato stupore. La sinistra non dovrebbe odiare e osteggiare… i parcheggi? E poi, non sa che al LiLu1 c’è posto a malapena per le macchine dei professori?

EC  La proposta di destinare dei parcheggi a prezzi accessibili agli studenti del LiLu1 può ritenersi una provocazione che, pur nella  sua contraddittorietà, ci ha permesso di profilarci come soggetto politico vicino alla quotidianità dei cittadini. Abbiamo infatti sollevato un gravoso deficit del servizio di trasporto pubblico nelle periferie urbane e, parallelamente, ribadito un nostro cavallo di battaglia: il potenziamento e la gratuità del trasporto pubblico per alcune fasce della popolazione.

Lei è favorevole o contrario a una scuola selettiva?

EC  Da anni il Sindacato Indipendente Studenti e Apprendisti (di cui sono membro di segreteria) si batte contro la selezione sociale imperante nel nostro sistema scolastico, che esplicandosi compiutamente nella divisione dei giovani studenti nei corsi A/B alle scuole medie, implica la riproduzione passiva dello status quo vigente nella società. Studi autorevoli comprovano che, nell’associazione a uno dei due corsi, il fattore meritocratico viene messo in subordine all’estrazione sociale dello studente, il quale sarebbe però messo davanti a una scelta che determinerà il suo futuro percorso scolastico e lavorativo.

Lei pensa che Lugano sia diventata ricca e grande con i soldi sottratti al fisco italiano? C’è qualcosa di losco alla base del nostro benessere?

EC  E’ ormai acclarato che la ricchezza di Lugano sia in buona parte conseguente ai loschi meccanismi che guidano la sua piazza finanziaria, di cui l’evasione risulta comunque essere uno dei crimini minori se comparato al riciclaggio di denaro sporco. Ciononostante, bisogna sfatare il mito secondo cui gli utili derivanti dalle banche siano l’unico motore dell’economia locale: nel 2007 il loro contributo al PIL cantonale si aggirava infatti sul 10.2%.

La sinistra difende con le unghie e coi denti i posti di lavoro… ma d’altro canto punta a imporre regole che indeboliscono o addirittura demoliscono la piazza finanziaria, fonte di numerosi impieghi pregiati. Non è questa una contraddizione?

EC  La sinistra ha da sempre una visione lungimirante che implica un’analisi a lungo termine degli eventi. La piazza finanziaria locale è al collasso per via dell’anacronisticità del suo sistema basato su profittevoli speculazioni a corto termine e illeciti gestionali, i quali non riescono più a reggere rispettivamente il mutamento dell’economia e il peso delle pressioni estere; insistere su un modello fallimentare sarebbe sintomo di incapacità interpretativa e risposta politica. Al contrario, occorre prendere atto della situazione e riconvertire su basi più solide la piazza finanziaria, salvaguardando così numerosi impieghi che, a scopi occupazionali, bisognerà altresì riuscire a sindacalizzare.

Esiste una ricetta comunista per curare la crisi della piazza finanziaria svizzera? Se sì, qual è?

EC  Sulla base delle già esposte problematiche che affliggono la piazza finanziaria, i comunisti intendono rilanciare un nuovo sistema bancario che permetta agli istituti di credito di tornare alla loro funzione originaria, ovvero di sostentatori dell’economia reale. Una finanza asservita ai bisogni della popolazione, che persegua la produzione di beni e servizi piuttosto che i profitti stratosferici, è quindi l’unica modalità di gestione efficace per reimpostare la piazza finanziaria su fondamenta più solide. Pertanto, essendo l’economia privata regolata dalla dura legge del profitto, siamo propensi all’acquisizione del pacchetto azionario di maggioranza (41%) da parte dello Stato, il quale riuscirebbe a orientare l’azione degli istituti bancari verso una progettualità più vicina allo sviluppo dell’economia.
A tale proposito, il Partito Comunista ha lanciato una campagna politica: http://comunistilugano.wordpress.com/2013/02/11/460/.

Che cos’è la piattaforma online: Denunciali! ideata dal Partito Comunista? È già in funzione?

EC  La piattaforma online Denunciali, che entrerà a breve in funzione, permette agli impiegati di banca di segnalare in forma anonima fenomeni di malagestione riscontrati nel settore in cui operano. Questo progetto rappresenta, per una categoria ancora non sindacalizzata, un canale di sfogo per rilevare episodi che, per non incappare in ritorsioni, sono spesso sottaciuti.

L’avv. Tito Tettamanti, uno dei maître à penser della Destra liberale, è convinto che nel panorama mediatico svizzero la sinistra sia dominante. Lei condivide questa opinione?

EC  Silvio Berlusconi, uno dei maître à penser della Destra liberale nonché magnate delle televisioni italiane, ha altresì affermato a Ballarò che la sinistra detiene il controllo dei mezzi di informazione in Italia. Evidentemente il discrimine fra il concetto di sinistra e la generica opposizione partitica è molto labile…

E nella nostra RSI, radiotelevisione di stato?

EC  Assolutamente no. La RSI non ha mancato di lasciarsi abbindolare dalle esigenze dei poteri forti attraverso servizi tendenziosi e, citando Massimiliano Ay, attivo nell’assistenza di quanti intendono rifiutare l’arma a favore del servizio civile, indegni del servizio pubblico. La puntata di Falò andata in onda nel giugno 2012, propagandando la bontà della leva militare svizzera e omettendo l’alternativa civilista, ne è una prova calzante.

La Weltwoche, certamente la più importante e prestigiosa rivista svizzera “di destra”, proprio in questi giorni porta duri attacchi al caporedattore del Tagi Res Strehle, accusato di passata “contiguità” (ideologica, e anche personale) con il terrorismo rosso. Lei ha seguito questo caso? Come lo giudica?

EC  Non ho seguito il caso, ma aldilà della vera o presunta contiguità con il terrorismo rosso, se queste accuse non sono accompagnate da una argomentata critica politica ancorata al presente, le giudico dei vuoti proclami da prima pagina.

La penultima domanda riguarda la grande, ineguagliabile icona della sinistra, il Sessantotto: dalla rivoluzione “romantica” nelle università alle bande armate (anni Settanta) che puntavano ad “abbattere lo stato borghese”. Lei non era nato. Che immagine ha del Sessantotto e degli Anni di Piombo che seguirono?

EC  Pur non essendo ancora nato, riconduco al Sessantotto e agli Anni di Piombo un’immagine di intensa lotta sociale permeata da una grande passione e volontà di cambiamento, dilagante, che abbracciava soprattutto i larghi strati delle nuove generazioni. Considero quegli anni un periodo in cui le contraddizioni del sistema erano profonde e la coscienza collettiva all’altezza per combatterlo, oltre che comprenderlo.

A Lugano il 14 aprile 2013 vincerà il PLR o vincerà la Lega. Per lei è indifferente?

EC  Entrambi i partiti sono portatori di un messaggio politico a denominatore comune, che abbiamo visto concretizzarsi a livello comunale con la richiesta di abbassamento del moltiplicatore e, sul piano cantonale, con l’approvazione di un preventivo in senso restrittivo della spesa pubblica (peraltro ulteriormente saggiata dagli scellerati sgravi fiscali propugnati dalla Lega dei Ticinesi). Pertanto, a fronte del liberismo economico imperante, la mia preoccupazione concerne piuttosto la costituzione di una solida opposizione combattiva di sinistra.