Schengen è ormai diventato sinonimo di insicurezza, un pozzo senza fondo di spese, di soldi letteralmente gettati al vento.

Prendiamo l’esempio della sicurezza. L’entrata della Svizzera nello spazio Schengen avrebbe dovuto migliorare questo aspetto, grazie ad una maggiore collaborazione internazionale. In realtà la soppressione dei controlli alle frontiere interne e le lacune alle frontiere esterne, ridotte a dei colabrodo, fanno di Schengen una vera e propria libera circolazione dei criminali!

Il Ticino purtroppo è ormai una cavia di questo esperimento mal riuscito. Nelle regioni di confine rapine ai danni di distributori di benzina e uffici cambi avvengono con inquietante regolarità. L’ultima in ordine di tempo è avvenuta lunedì a Stabio. Anche i sindaci della regione hanno più volte denunciato la crescente insicurezza. Le statistiche mostrano che a livello svizzero, dopo l’entrata in vigore di Schengen, le rapine sono aumentate del 22% dal 2008 al 2009, e del 15.7% dal 2011 al 2012.

Aggiungiamo il fatto che occasionalmente paesi dell’Unione europea (Francia e Olanda) hanno sospeso temporaneamente l’accordo e questo la dice tutta sull’affidabilità e sulla sicurezza che esso garantisce.

Oltre alla problematica della criminalità, si aggiunge la beffa dei costi nettamente superiori a quanto preventivato. Se nell’opuscolo elettorale il Consiglio federale tranquillizzava il popolo stimando i costi a 7.4 milioni di franchi all’anno, poco tempo fa ha dovuto ammettere che tra il 2008 e il 2011 sono stati spesi in totale circa 268 milioni di franchi, ovvero una media di oltre 67 milioni all’anno, una cifra quasi dieci volte superiore a quanto preventivato! Per il periodo 2013-2016 sono stimati costi complessivi per i vari dipartimenti coinvolti in Schengen addirittura tra i 92 e i 100 milioni di franchi. Quando ci è stata prospettata l’adesione a Schengen, il Consiglio federale ha peccato di superficialità o si è trattato di malafede elettorale?

Vi è quindi una sola soluzione per frenare questa deriva: riprendere in mano con coraggio la situazione e approvare la mozione che chiede di rescindere l’accordo di Schengen e rinegoziare un accordo su basi che diano maggiore sicurezza ai nostri cittadini. Solo così potremo riprendere pieno controllo delle nostre frontiere e del nostro Paese.

Pierre Rusconi, consigliere nazionale