Nella notte fra il 1 e il 2 maggio 2011 veniva rilasciata la notizia che il capo di al Qaeda Osama Bin Laden era stato ucciso in un raid del Team Six dei Navy Seals americani, nella sua casa di Abbottabad, in Pakistan.

Fermo restando che Bin Laden sia stato ucciso e che non si sia trattato di una delle consuete manovre del governo americano, chi gli ha sparato?
Dalla notte del raid vi sono versioni contrastanti su quel che accadde nella casa di Abbottabad.
Nel settembre 2012, uno dei membri del Team Six, Matt Bissonette, raccontava nel libro No easy day che aveva fatto parte del gruppo di tre uomini che erano entrati per primi nella stanza in cui si trovava Bin Laden. I suoi colleghi avevano sparato per primi ma il colpo mortale era stato il suo.
Il magazine Esquire scrive che esiste un altro uomo che si aggiudica il titolo di “colui che uccise”. La confessione dell’uomo risale al febbraio 2013 : avrebbe sparato due colpi alla testa di Bin Laden quando questi stava per prendere una pistola.
Questa versione è stata definita “un’idiozia” da un altro dei membri del Team Six, che alla CNN aveva dichiarato che un soldato aveva già colpito Bin Laden prima che arrivassero gli altri uomini.
Sul sito d’informazione Mother Jones esistono altre versioni, rilasciate dai membri del Team Six della morte di Bin Laden.

Che ne è stato dei membri della famiglia di Bin Laden, che si trovavano nella casa di Abbottabad al momento del raid?
Una ventina di persone, di cui la maggior parte erano donne e bambini, sono state trovate nel comparto di Abbottabad.
Dopo essere state interrogate e incarcerate dai servizi segreti pachistani per diversi mesi, le tre vedove di Bin Laden – Amal Ahmed Abdul Fateh, Khairiah Sabar e Siham Sabar – e i loro bambini sono state espulse dal paese. Sono tornate in Arabia Saudita, ad eccezione della più giovane, Fateh, che è tornata nel suo paese d’origine, lo Yemen, dove è stata reintegrata nel suo clan tribale.

Il governo pachistano proteggeva Bin Laden quando si trovava in Pakistan?
Dopo il raid questa domanda ha seminato zizzania tra Pakistan e Stati Uniti.
Il governo di Islamabad sapeva che il leader di al Qaeda era in Pakistan? E che ad Abbottabad viveva in una casa vicino a una prestigiosa scuola militare?
Poco dopo il raid, l’allora Segretaria di Stato Hillary Clinton aveva annunciato che non vi era alcuna prova che il governo pachistano sapesse.
Nel gennaio 2012 il Segretario americano della Difesa, Leon Panetta, aveva dichiarato che qualcuno fra le autorità pachistane doveva pur essere al corrente.

Quale è la strategia di Ayman al-Zawahiri, il successore di Bin Laden?
In Occidente il suo nome non è molto conosciuto. L’egiziano Ayman al-Zawahiri ha sostituito Bin Laden come leader di al Qaeda poco dopo la morte, o presunta tale, di quest’ultimo.
Al-Zawahiri viene definito più attivo e più ideologico del suo predecessore. Dal 2011 ha rilasciato una dozzina di interviste e di dichiarazioni video.
E’ però meno mediatizzato in quanto non ha la stessa rete di Bin Laden. Questi si appoggiava ai network medio orientali, mentre al-Zawahiri fa capo a quelli egiziani e del Maghreb, regioni finanziariamente più deboli.

Come si è evoluta al Qaeda in questi due anni?
Le rivolte della Primavera araba hanno cambiato lo scenario e al Qaeda ha dovuto riposizionarsi.
Nel 2011 il gruppo terrorista si poneva come punto di forza delle rivoluzioni nei paesi islamici, affermando che avrebbe impedito il ritorno al potere di governo filo-occidentali.
Nel 2012 al-Zawahiri aveva esortato i suoi a spostarsi verso i regimi che ancora erano al potere e che non applicavano la legge islamica, come ad esempio il Mali.
Quest’anno ha deciso di fare pressione sui governi islamici moderati, come i Fratelli musulmani in Egitto e il partito Ennahda in Tunisia, partiti che ancora non hanno ottenuto alcun risultato concreto.
La gente inizia a dubitare della loro capacità di far muovere le cose e questo dà forza agli estremisti.
Di recente, i djihadisti siriani di Jabhat al-Nosra, uno dei più potenti gruppi di ribellione, hanno giurato fedeltà a Ayman al-Zawahiri, rifiutando di aggregarsi al ramo iracheno di al Qaeda.

(Fonte : Le Figaro.fr)