Tratto da un articolo del “Figaro“ 19 aprile 2013 di Marc le Fur deputato UMP delle Côtes d’Armor


Nel momento in cui Dany Cohn-Bendit annuncia voler abbandonare la politica, la storia non si ripete, si capovolge. Il ’68 è il frutto della società dei consumi alla quale il movimento sembrava opporsi; il  2013 è il frutto della crisi ed è  rivelatore di un bisogno urgente di famiglia, coesione, di appartenenza, di gruppo.

Succintamente: nel marzo 1968, un’agitazione sociale prende forma nel campus di Nanterre e, inaspettatamente, dal 13 maggio, lo slogan : “jouir sans entrave” si trasforma in un gran movimento: uno sciopero generale. Studenti e operai si coalizzano malgrado le molte divergenze di vedute tra “libertari” e “marxisti”. I negoziati inconcludenti di Grenelle porteranno alla dissoluzione dell’ “Assemblée Nationale” da parte del generale de Gaulle, seguita dalle elezioni del 30 giugno.

13 gennaio 2013, il progetto di matrimonio omosessuale provoca una manifestazione di massa nelle strade di Parigi. Un movimento sociale di grande ampiezza nasce sul tema dei valori della famiglia e della protezione dell’infanzia e s’ingrandisce il 24 marzo attraverso una serie di “happenings” in tutta la Francia. E tutto ciò si sviluppa in un contesto economico drammatico specialmente per i giovani. Repressa e imbavagliata dal governo Hollande, la « Manif pour tous » lancia una grande mobilitazione che avrà il suo punto culminante in maggio.

Alcuni punti di fondo in comune ci sembrano evidenti :

 –         Una forte domanda giovanile delle stesse categorie sociali del maggio ’68 – gli studenti – con le medesime innovazioni nel modo di esprimere le loro rivendicazioni. Il 1968 rompeva con l’azione operaia classica, il 2013 rompe con le rivendicazioni “à la papa”. Oggi i giovani li troviamo là dove non erano attesi. Questa generazione ha il sentimento che il mondo della produzione la lasci in disparte. Nel ’68 i giovani battevano alla porta del “potere”, oggi battono alla porta dell’integrazione attraverso l’impiego, che é praticamente barricata.

 –         Uno sfasamento tra la società e i partiti politici, tutti i partiti politici che non hanno tenuto conto dei bisogni profondi della società francese; gli stessi bisogni in opposizione con lo spirito del ‘68.

 –         Un Parlamento che avrebbe dovuto essere luogo di dibattito sociale, se non fosse stato “proibito”.

 –         Il sentimento di essere arrivati alla fine di un ciclo… quello incominciato nel ’68.


Qui finiscono le somiglianze poiché esistono grandi differenze di contesto fra il  1968 e il 2013 :

 –         La crisi economica senza precedenti della quale il Governo sembra ignorare l’ampiezza, limitandosi ad aspettare tempi migliori e fingendo di esserne consapevole e all’altezza del compito.

 –         Bisogni sociali all’opposto di quelli del ’68 : la domanda di una famiglia, di un lavoro, di integrazione sociale. Il bisogno di una famiglia, l’istituzione che meglio resiste, pur traballante, di fronte alla crisi ; il bisogno di comunità di fronte alla dittatura dell’individualismo e del consumo edonista; il bisogno di coerenza e coesione sociale; il bisogno di valori morali condivisi…

 –         I tempi che viviamo sono più dominati dalla paura che dalla speranza; così non era nel 1968

Se si dovesse scegliere uno slogan per il prossimo maggio esso suonerebbe: l’“imagination au pouvoir”. Ma non ideologica come il matrimonio omosessuale. Una “fantasia” realista, opposta alla dittatura post-moderna dell’individualismo, cosciente che la persona umana non si costruisce da sola ma in relazione con gli altri, ciò che significa “dentro” la comunità, comunità che non é decretata o amministrata, ma istituita dalla natura: la famiglia in primis, l’impresa, il Comune, la Nazione.

Con l’assenza di dibattito in Parlamento, il confronto sul matrimonio omosessuale si svolgerà malauguratamente in piazza. In assenza di verità dette ai Francesi sul mondo che ci circonda e il posto che può essere riservato  alla Francia in questo nuovo mondo, i Francesi non sanno più dove stanno andando. Tutte le condizioni sono riunite far sì che noi viviamo un maggio ’68… all’incontrario!

(elaborato da Giorgio Poretti)