Quella lunga storia incominciata nel 2006
Un giallo non ancora risolto
Lo Stato è colpevole?
Lo Stato pagherà?


Cinque milioni tondi, che andranno  – nelle intenzioni – a costituire il patrimonio di una fondazione benefica. Questo è quanto i coniugi Franco e Valeria Masoni esigono dalla Stato, per “torto morale”.

La vicenda è ben nota e a suo tempo suscitò per mesi l’interesse dell’opinione pubblica. Nel corso del 2006 una segnalazione anonima – ma proveniente, secondo i coniugi Masoni, dai vertici dell’Ufficio delle Contribuzioni, in quel tempo soggetto all’autorità della loro figlia Marina, consigliera di Stato – rese pubblica l’esistenza di una fondazione, la Villalta dell’Argine, fondata nel 1983, con sede a Svitto, che avrebbe avuto lo scopo – a detta degli avversari politici – di eludere il fisco.

Il maggior danno lo ebbe a lamentare Marina, prossima alla campagna elettorale del 2007, che subì una serie di feroci e reiterati attacchi da parte dei radico-socialisti della Regione e dei leghisti del Mattino della Domenica (furono usate anche altre armi: caso Monn, caso Stinca).

Marina cadde e non fu rieletta. Né i Masoni riuscirono a spuntarla in sede giudiziaria. Pur convinti dell’identità dell’autore della fuga di notizie, non riuscirono mai ad ottenere dai tribunali di vario grado una sentenza che la confermasse. Il Consiglio di Stato, dal canto suo, ha respinto in data 6 novembre 2011 una loro richiesta d’indennizzo. Oggi prende forma questa nuova iniziativa, promossa da una famiglia che pretende una riparazione se non altro morale (poiché, come detto, il denaro verrebbe comunque destinato ad azioni benefiche). Una seduta di conciliazione tra le parti è stata fissata al 21 giugno.