Dall’ “eremo” di Littuno, sui monti di Verscio


Caro Francesco,

eccoti  la terza e ultima parte del mio commento all’articolo di Alex Baur sulla “Weltwoche”. Concerne i giudici e i periti psichiatrici giudiziari che rimettono in circolazione  delinquenti sessuali con argomentazioni giuridiche o peritali più che discutibili, quasi che ci fosse bisogno cogente di lasciarli in libertà. Farò dei nomi, per altri mi limito alle iniziali, a mio giudizio, dirò poi il perché.

Secondo Baur, e condivido, il primo responsabile dell’accaduto è il presidente del tribunale cantonale vodese. François Meylan, che ha cercato di difendersi dicendo che i giudici sono uomini, e gli uomini possono sbagliare. Certo tutti possono sbagliare e sbagliano, ma poi devono assumersi leloro responsabilità. I giudici e i periti giudiziari no. E poi ci sono errori e errori. L’ultima decisione, fatale, quella di non ascoltare il capo dell’autorità tutoria vodese, Jacques Monney, che aveva addirittura richiesto il rinvio in una struttura carceraria chiusa dell’assassino agli arresti domiciliari, per ordinare una nuova (inutile) perizia e decidere di lasciare Dubois in circolazione aspettandone i risultati è gravissima: l’inchiesta ordinata dal governo vodese dovrà chiarire la faccenda, ma l’esperienza mi insegna che, calmatesi le acque, tutto finirà nella sabbia. Avesse il senso della propria dignità che si può richiedere ad un giudice come a tutti, il signor Monney dovrebbe fare i bagagli.

E`sicuro che dopo la votazione popolare del 2004 per l’internamento a vita dei delinquenti sessuali le disposizioni legali bastano ampiamente per evitare le recidive con conseguente morte di vittime innocenti. Ma la volontà di governo e parlamento per dare concretezza alle misure di protezione è più che carente, per colpa di buonisti, di politicamente corretti, di esperti (giuridici e psichiatrici) che essendo troppo esperti finiscono con il diventare “Fachidioten” e, credo, anche di una sinistra che rifiuta visceralmente tutto quel che viene da destra, come fu l’iniziativa di cui sopra votata nel 2004, anche da molti cittadini ”semplici” di sinistra.

Su consiglio del padre l’assassino Dubois accetta di consultare uno psichiatra e si ricovera in una clinica specializzata, quella di Marsens (FR). Viene rilasciato il giorno dopo, perché giudicato persona senza disturbi mentali. Se è vero, poiché mi sembra incredibile, complimenti: un record di velocità che potrebbe passare alla storia.

Jacques Gasser, psichiatra giudiziario di buona reputazione, non riscontra disturbi mentali dell’indagato: solo una personalità dispotica e prepotente, perversamente narcisitica, cinica, di una freddezza di sentimenti glaciale, con capacità straordinarie di manipolare e ingannare altre persone. Dubois non dimostra di rendersi conto del crimine (si tratta del primo) commesso, né pentimento. Inutile quindi una terapia. Gasser non esclude il rischio di recidiva, ma lo crede minimo.

Un perito psichiatrico di grande fama nel suo campo ricorda il caso di Gustav G, che nel 2100 uccise un suo figlio di 4 anni, figlio che aveva in cura malgrado il fatto che già nel 1990 aveva tentato di uccidere, ferendolo però gravemente, un altro suo figlio con lo scopo di punire così la madre.

Nel caso Dubois il tribunale, con periti e difesa dell’imputato, non discusse nemmeno l’ipotesi di un internamento definitivo, e in considerazione della giovane età (22 anni nel primo delitto, 36 al momento della recidiva) ci si limitò ad una condanna di 20 anni malgrado l’atrocità bestiale con cui fu massacrata la vittima.

Josef Sachs, perito psichiatrico dell’Argovia, ha fatto osservare in un’intervista che l’internamento per giovani al primo delitto non viene praticamente mai preso in considerazione. Si pensa piuttosto alla terapia. Più giovani sono i delinquenti, maggiori sono le probabilità di un successo. (Mio commento: invece di curare questi delinquenti sessuali geneticamente tarati e perciò assolutamente incurabili, sarebbe meglio curare certi esperti. La sola cura efficace l’apporta la vecchiaia, quando scompaiono le pulsioni sessuali. L’internamento a vita permette a questi soggetti tarati di invecchiare abbastanza per guarire).

Comunque sia, Sachs nell’intervista difende se stesso. Nel 2004, con queste motivazioni, “assolse” Daniel Hofmann, 20enne, reo di un’aggressione di estrema brutalità, a un pelo dalla morte della vittima. Rilasciato dopo 3 o 4 anni di rieducazione, all’inizio del 2009 assassinò in modo bestiale la 16enne Lucie Trezzini, che tutti ricordiamo anche perché era una ticinese d’oltre Gottardo.

Philippe Delacrausaz, perito losannese, ebbe anche a giudicare Dubois dopo un suo tentativo sventato di strangolare la moglie. Al contrario di Gasser, giudicò altissimo il rischio di recidiva, con il risultato che alla coppia fu impedito l’uso senza sorveglianza della “camera di contatto” carceraria di cui ti ho detto nella precedente lettera. Una vita salvata!

Gérard Niveau, un perito ginevrino, nel febbraio 2013, quando Dubois già era tornato agli arresti domiciliari, nella perizia che indusse all’errore fatale il tribunale cantonale vodese giudicò come “scarso” il pericolo di recidiva. Richiesto di spiegazioni dalla “Weltwoche”, rispose che non poteva rispondere (!) visto che in corso l’inchiesta ordinata dal governo vodese. Una vita non salvata!

Non so se sapremo mai le conclusioni dell’inchiesta e se servirà a far capire che ci sono solo due possibilità: o si accetta l’ipotesi che questi delinquenti sessuali sono geneticamente tarati, con tare non diagnosticabili in laboratorio e assolutamente incurabili e li si interna a vita o almeno fino a vecchiaia inoltrata, oppure si continuerà ad affidare ad esperti psichiatrici perizie basate unicamente su valutazioni soggettive più che soggette all’errore. Dispiace doverlo dire, ma in giuoco ci sono anche interessi finanziari (le perizie costano decine di migliaia di franchi), ed è quindi molto probabile che continueremo a dover subire queste perizie inconcludenti. L’interesse di prevenire le recidive è evidente e dovrebbe essere preminente, ma quando sono in ballo interessi finanziari gli altri finiscono facilmente al secondo rango.

Ho scritto molto su questo caso terribile, e non solo per l’emozione che ha suscitato in me e nel vasto pubblico. Esso infatti mostra una volta di più quanto di “buone” intenzioni sia lastricato l’inferno. Un cordiale saluto dal tuo amico

Gianfranco Soldati