Cedo oggi con piacere questo mio spazio riservato, l’Editoriale, all’amico Gianfranco Soldati, che soggiorna nel suo eremo di Littuno (monti di Verscio, elicottero) in compagnia di due cani. “Sono meglio degli uomini!” non manca mai di provocarmi, e io tendo a dargli ragione.

Il terzo potere. Il più temibile. Il più temuto. Dire che esso sia “indipendente” (dal potere politico):
— nei “normali” paesi democratici è una barzelletta
— in Italia è una barzelletta oscena

NOTA. Sulla grazia non concordo al cento per cento con il dottor Soldati. Ammetto che la richiesta di grazia sarebbe per certi versi un passo umiliante, ma tatticamente può costituire una mossa astuta. E la concessione della grazia da parte del presidente potrebbe anche assumere l’aspetto di un’autorevole “riparazione”. Non escludo neppure (io sono ardito) che una disponibilità all’atto sia stata fatta “filtrare” in segreto dal Quirinale.


Caro Francesco,

le vicende italiane di questi ultimi giorni suscitano in me una tale nausea da togliermi qualsiasi voglia di parlarne. Nausea e conati di vomito con tenesmo permanente! Veramente, di che rimaner allibiti e smarriti. Alla mente ritornano immediatamente le sole verità emanate da due dei tre grandi dittatori criminali europei del 20esimo secolo, il terzo, il più sanguinario, essendo stato Baffone. Primo, Adolfo Hitler: “ Su questa terra c’è una sola cosa della quale ci si può fidare con certezza: che non ci si può fidare degli italiani”. Con buona pace dei miei numerosi amici italiani, a titolo individuale splendide persone, come collettività meglio lasciar perdere. Secondo, Benito Mussolini: “Governare gli italiani non è difficile: è inutile”! Come dargli torto?

Per la prima volta, dopo 51 processi, il povero Berlüsca è assurto al rango di pregiudicato, che gli resterà finchè morte ne segua. I 10 milioni di italiani che lo hanno votato seguiteranno a votarlo con (secondo Standard and Poor’s, Fitch e Moody’s. celeberrime agenzie di rating statunitensi) tendenza alla crescita, i 10 milioni virgola poco che lo vedono come il diavolo l’acqua santa continueranno ad esecrarlo, con tendenza al calo (secondo me).

Gli uomini del PD gridano adesso esultanti: Dio ce l’ha data (la Giustizia), guai a chi la tocca! Ma quale giustizia?

Il terzo potere dovrebbe essere assolutamente indipendente dal secondo, quello politico esecutivo, il primo essendo quello legislativo, il quarto, quello dei media, da tempo è sceso, sulla scala della credibilità, un gradino sotto quello delle lavandaie e due scalini sotto quello del cicaleccio delle sale dei parrucchieri. Ma anche il secondo potere (esecutivo, cioè di governo) dovrebbe essere o poter essere indipendente dal terzo (quello giudiziario). Così purtroppo non è, per un motivo semplicissimo: perché potere, primo, secondo, terzo o quarto che sia, vengono esplicitati e evidenziati da esseri umani, che per loro intrinseca natura giudicano e sanno giudicare le cose ed i fatti solo sulla base dei loro convinti pregiudizi. Quanto basta per decisamente obliterare l’assurdo e attuale assunto di Epifani and Co. secondo cui la “Giustizia” non si tocca. Toccare si deve, e anche trafiggere, quando i suoi protagonisti danno visibilmente e anche ostentativamente di testa. Quali sono le motivazioni di simili colposi comportamenti ed atteggiamenti? Due, uno di natura individuale, l’altro collettiva.

Natura individuale: smania, bramosia e ipertrofia del protagonismo. Sul piano planetario un giudice Baltasar Garzon, per farci capire, o una Carlina Del Ponte, per restare in casa nostra, adesso autoliquidatasi annunciando che ad usare i gas nervini in Siria sono stati i ribelli e non le truppe di Assad. Nella nazione vicina ed amica un Antonio Di Pietro, finito come ampiamente meritava di finire, la “banda” del Saverio Borrelli, guanti bianchi e calzoni da cavallerizzo, l’orribile Boccaccini, detta anche Boccascini, dal dialettale “boccascia”, il non meno orribile Henry John Woodcock paracadutato in quel di Bari, il suo amico e concorrente Francesco Curcio (un cognome che mi ricorda un altro Curcio***, sociologo in quel di Trento, che sia uno stretto parente?). E già stavo per dimenticare Antonio Ingroia, esemplare magistrato inquirente di apocalittica dimensione, eticamente definibile solo con un epiteto che rima con il cognome senza procurar noia (e per lui, ma solo per lui, Antonio rima con demonio), purtroppo esautorato dai suoi stessi colleghi proprio quando stava per risolvere i massimi problemi.

In Svizzera come non ricordare il ginevrino Bernard Bertossa, di quasi sicure origini mesolcinesi, o, dulcis in fundo e ciliegina sulla torta delle torte, il nostro ineffabile, inarrivabile e semplicemente grande Pa(v)olino Bernasconi, monumento cantonale più dello Spartaco del Palazzo comunale di Lugano, solo e degno erede del grande Baldassare Garzon con il quale ho cominciato l’elenco?

Natura collettiva: quando in un complesso di magistrati inquirenti e giudicanti si sviluppa e coagula e diventa maggioritaria una corrente che si proclama “democratica” essendo solo ed esclusivamente composta di veterocomunisti (una contradictio in terminis) ecco che la possibilità di intervento degli organi di controllo interno viene a cadere. Si giunge così agli abusi ed alle manovre di persecuzione di cui è stato ed è incontrovertibilmente vittima il povero Berlüsca.

Avessero, i preposti alle decisioni giudiziarie, accettato la richiesta di trasferimento della competenza del tribunale da Milano, sede che nei confronti di Berlusconi non ha più un briciolo di credibilità, a Brescia, ma anche a Caltanissetta o a Bümplitz, la giustizia italiana avrebbe potuto ritrovare credibilità e decoro. Così è rimasta quel che era ed è: una giustizia di faziosi in balia di ammalati di protagonismo. A chiaro scapito, giova riaffermarlo, della grande parte sana della stessa magistratura.

Adesso vedo che il PdL intenderebbe ricattare il presidente Napolitano: o la grazia a Berlusconi o la caduta del governo Letta. Spero proprio che non sia vero, perché sarebbe la prova che a Berlusconi e ai suoi ha dato di volta il cervello, cosa che non credo. Buona invece l’intenzione di rassegnare tutti, i PdL, le dimissioni. Un governo PD-M5S sarebbe l’ideale per risolvere i problemi della nazione vicina e amica. Se si dovesse realizzare, comincerò ad investire i miei pochi e scarsi risparmi in Italia.

Gianfranco Soldati