Il portale d’informazione Atlantico.fr intervista lo storico François Géré sull’eventualità di un intervento armato americano in Siria.

Malgrado la pressione di una parte importante della comunità internazionale, in assenza di un mandato delle Nazioni Unite le possibilità legali di un intervento armato in Siria rimangono limitate. Oggi una reazione di forza permetterebbe concretamente di cambiare la situazione sul terreno a favore dei ribelli?

François Géré : “Qualsiasi intervento militare cambierà la situazione. Resta da sapere quali sarebbero le modalità operative e il quadro giuridico nel quale verrà condotta questa azione di forza, ossia la guerra, che entrerà in una dimensione di cui oggi non si possono prevedere gli sviluppi.
Sino ad oggi la questione che ha bloccato qualsiasi intervento era sapere a favore di chi intervenire, per dare il potere a chi? Intervenire militarmente al servizio di quale parte?

Il carattere disparato e conflittuale dei ribelli siriani ha reso impraticabile un sostegno efficace e ben guidato.
Nessuno può dire chi trarrà profitto da un intervento occidentale. L’urgenza umanitaria, l’indignazione di fronte all’impiego di armi chimiche non sono sufficienti a determinare una strategia efficace per raggiungere obiettivi chiari.

Attualmente si studiano le seguenti opzioni : un aumento dell’aiuto all’Esercito siriano libero, attacchi mirati a partire da navi da guerra contro le forze del presidente al Assad e avvio di un’offensiva aerea.
Opzioni che non sono esclusive le une delle altre. Non ci si deve illudere sugli attacchi mirati. E’ una guerra civile in un tessuto urbano densamente popolato, per entrambi i campi sarebbe molto facile usare scudi umani per proteggersi, come era accaduto in Iraq o in Bosnia.
Fra tutti gli elementi, il più importante è la volontà degli occidentali di mandare truppe terrestri, questo trasformerebbe completamente la situazione.
Contrariamente alla Libia, in Siria è molto difficile coordinarsi con i ribelli, di conseguenza non ha senso l’idea di creare delle no fly zone che permetterebbero di proteggere le zone di rifugio per i civili.

Al momento, per entrambe le parti tutto è sospeso alla missione delle Nazioni Unite, che dovrebbe avere la possibilità di ispezionare i luoghi recentemente colpiti da attacchi con armi chimiche. Se gli ispettori potranno condurre le loro indagini nelle zone controllate dai ribelli, saranno rapidamente capaci di determinare cosa è realmente successo.
In funzione dei risultati, sarà possibile accusare Bashar al Assad oppure discolparlo.

Oggi il governo russo si trova di fronte a tre opzioni : la prima è la verifica da parte delle Nazioni Unite dell’uso da parte del regime siriano di armi chimiche. Questo vorrebbe dire che Damasco non ha preso in considerazione le pressanti raccomandazioni di Vladimir Putin.
A livello internazionale, i russi avrebbero il sentimento di essere stati presi in giro e messi in grave imbarazzo. Questo potrebbe condurli a sospendere il loro sostegno a al Assad alle Nazioni Unite.

La seconda opzione è che il regime siriano ne esca senza colpa. Se il presidente al Assad non è responsabile degli attacchi con armi chimiche, la posizione russa verrà rinforzata e questo produrrebbe grande confusione nella diplomazia occidentale.

Terzo caso : senza mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu, gli occidentali avviano una guerra contro il regime di Damasco e di fatto contro i suoi alleati (Hezbollah libanese e Iran).
La Russia potrebbe rinforzare il suo sostegno militare fornendo armamenti anti-aerei e anti-missili che sino ad oggi Mosca aveva rifiutato di fornire, in uno spirito di contenimento.
La dimensione internazionale che prenderebbe il conflitto non ne farebbe comunque un conflitto di lunga durata.”