E adesso arriva il tetto del debito. Come se una settimana di blocco del bilancio e conseguente paralisi di gran parte delle amministrazioni non bastasse, l’America freme all’avvicinarsi della scadenza del 17 ottobre.

Quel giorno il paese raggiungerà il tetto del suo debito nazionale e se nuovamente democratici e repubblicani falliranno nel trovare un accordo, gli Stati Uniti non avranno più i fondi per onorare i propri debiti e dovranno dichiarare il fallimento.

bohnerL’uomo responsabile della manovra di ricatto repubblicana sui 16’700 miliardi di dollari di debito non vacilla : “Siamo in guerra – ha dichiarato John Boehner domenica 6 ottobre – E’ il momento di avviare le discussioni, prima che la nostra economia venga nuovamente messa in pericolo.”

Presidente della Camera dei rappresentanti a maggioranza repubblicana dal 2010, Boehner è fortemente dipendente dall’ala destra del suo partito. Deve la sua carica alla minoranza estremista della Camera, della quale rispetta fedelmente la linea dura : nessun voto sul bilancio e attualmente nessuna intenzione di aumentare il tetto del debito, a meno che la Casa Bianca accetti precise condizioni sulla riforma sanitaria “socialista” di Obama.

Alla rigidità di Boehner risponde l’intransigenza del presidente Obama, che accetterà di negoziare tagli di bilancio solo quando i repubblicani toglieranno i loro ricatti dal bilancio e dal debito.

Fra i deputati repubblicani ve ne sono che vorrebbero giungere a un compromesso. Fanno valere il fatto che alla Camera un bilancio che prevede tagli negoziati e accettabili (escludendo dunque la riforma sanitaria) riunirebbe la maggioranza, dal momento che i democratici voterebbero con i repubblicani moderati.
Ma Boehner assicura che una simile maggioranza è introvabile e rifiuta di mettere il testo al voto, che alienandogli i deputati Tea Party, potrebbe compromettere la sua posizione.

Terzo personaggio per importanza dopo il presidente e il vice presidente, dal 2010 il presidente della Camera dispone di un peso considerevole grazie a una situazione di “coabitazione” (presidente e Senato democratici, Camera repubblicana). Ma gioca grosso : da un lato la minima apertura da parte sua rischia di essere interpretata come un segno di debolezza da parte dell’ala destra, concentrata sull’esigenza di ridurre le spese sociali; dall’altro lato il perseguimento di un confronto minaccia di scatenare una crisi finanziaria e di essere sanzionato dagli elettori esasperati.

Secondo un sondaggio pubblicato martedì 8 ottobre dal Washington Post, 70 % degli americani disapprova la maniera in cui i repubblicani gestiscono i negoziati sul bilancio, il 7% in più rispetto a una settimana fa.
Peggio ancora per John Boehner, un altro sondaggio indica che se le elezioni parlamentari di metà mandato si tenessero oggi, i democratici vincerebbero alla grande, prendendo i 17 seggi che mancano loro per controllare la Camera e rovesciare Boehner.

(Le Monde.fr)