Come dite, “accordo”? Sembra piuttosto un diktat!


Lorenzo Quadri, dopo il duro scontro sul vicesindacato di Lugano, che l’imperscrutabile “ago della bilancia” ha, in sostanza, assegnato alla sua rivale Giovanna Masoni, e dopo una solenne arrabbiatura per la “trombatura” subita, ritorna con efficacia ai suoi temi abituali. In un desolante panorama di calabrache un politico deciso come Lorenzo è necessario come l’ossigeno.

Approfittiamone, leggendolo con attenzione. (Personalmente, quando scorgo in arrivo sui media una notizia che riguarda EWS, vengo colto dall’angoscia e da un incombente sentimento di catastrofe). (francesco de maria)


FATCA, Foreign Account Tax Compliance Act, è l’accordo col fisco USA sottoscritto dal Consiglio federale prima ed approvato dalle Camere federali lo scorso fine settembre. Ma “accordo” è già una definizione sbagliata per quella che in realtà è un’imposizione unilaterale da parte degli Stati Uniti.

L’obiettivo è sempre lo stesso: fornire al famelico fisco a stelle e strisce la possibilità di passare al setaccio le relazioni bancarie etiche non solo di persone che vivono negli USA ma anche delle US persons e delle US related persons.  Tra queste figurano molti cittadini elvetici residenti in Svizzera. Si parla di almeno 150mila persone che per un motivo o per l’altro sono entrate in contatto con gli Stati Uniti: ad esempio sono sposate ad un cittadino americano, oppure hanno un genitore americano, oppure ancora hanno vissuto per qualche tempo negli USA, e così via, in una lunga lista di situazioni più o meno nebulose.

E, se i criteri sono oscuri, le intenzioni americane sono invece chiare: allungare i tentacoli, con pretesti più o meno plausibili, su un numero crescente di “contribuenti”, o presunti tali. A quanto sopra si aggiunge pure la presunzione di colpevolezza: se gli esattori americani un bel mattino per un qualche motivo si mettono in testa di infilarvi nell’elenco delle US Persons sta a voi dimostrare di non essere tali. Inutile dire che, in perfetto stile USA, chi incappa in sanzioni a seguito del FATCA se la vede molto brutta,  poiché si trova a fare i conti con le pene esorbitanti e confiscatorie tipiche del diritto americano.

FATCA, dunque, mira a fare strame della protezione della sfera privata del cittadino. Un concetto costituzionale, questo, che dà  maledettamente fastidio agli States del “grande fratello”. §n altre parole, FATCA si inserisce nell’insieme dei tentativi degli States di boicottare il diritto dei cittadini alla tutela della sfera privata. Un diritto che però in Svizzera non solo esiste, ma è ancorato nella Costituzione federale, all’articolo 13.

Come popolo svizzero non possiamo accettare che uno Stato straniero venga ad imporci con la forza le sue leggi,  violando la nostra sovranità. Con l’ulteriore, pesante aggravante che si tratta di leggi concepite per minare le basi di un diritto costituzionale: la protezione della sfera privata, appunto.

Alla violazione della sovranità si aggiunge quindi l’attentato ai diritti fondamentali. Le grandi banche svizzere, nella pia illusione di pagare ammende meno care per quanto combinato negli USA, prese dal panico hanno cominciato a deferire clienti e collaboratori alle autorità americane, trasmettendo dati su dati. Un tradimento perpetrato con lo scandaloso appoggio del Consiglio federale, che ha concesso illegalmente autorizzazioni alla trasmissione di informazioni su cittadini svizzeri, collaboratori ed ex collaboratori delle banche, ad uno Stato estero. In questo modo tutta la piazza finanziaria svizzera è stata contagiata dal virus della svendita. E con essa il paese.

La supina accettazione del FATCA avrebbe conseguenze estremamente pesanti. Aprirebbe le porte a sempre nuovi cedimenti. E, se si  capitola con una controparte, lo si farà anche con le altre. I paesi UE aspettano solo la messa in vigore dell’accordo FATCA per pretendere dalla Svizzera i medesimi diritti che essa ha concesso agli USA. E verrebbero accontentati in un battito di ciglia da un Consiglio federale debolissimo. La conseguenza sarebbe la cancellazione della sovranità svizzera e la distruzione di decine di migliaia di posti di lavoro. Il Ticino ne sarebbe pesantemente colpito.

Il referendum contro l’accordo FATCA non è solo la difesa di una risorsa economica primaria (che già non è poco). E’ anche l’opportunità, per il cittadino svizzero, di dimostrare che la sovranità nazionale conta ancora qualcosa.

I formulari si possono scaricare dal sito www.stop-fatca.ch.

Lorenzo Quadri, consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi