Elisa Netzer è una giovane arpista ticinese di grande talento, una delle vedettes del concerto “The Lost European Raoul Wallenberg” che avrà luogo al Palacongressi la sera del 2 gennaio 2014. Elisa si esibirà anche domani 8 dicembre alle ore 17.30 nella collegiata di Bellinzona.
Un’intervista di Francesco De Maria.
La biografia che si legge sul suo portale parla della sua arte ma dice poco della sua giovane vita. Può raccontarci qualcosa di sé, dei suoi anni di scuola, della sua famiglia?
Elisa Netzer Non sono nata in una famiglia di musicisti, ma in una famiglia di grandi amanti della musica. I miei genitori, a coté delle loro rispettive professioni, organizzavano concerti di vario genere prevalentemente (non classico) e festival in Ticino. Hanno portato James Brown, Tina Turner e Zucchero fra i tanti a Lugano e hanno fondato il festival Festate di Chiasso. Questo ha fatto sì che fin dalla prima infanzia fossi a contatto con un vastissimo numero di generi musicali diversi, passavano musicisti in casa e quando mia madre doveva lavorare ai festival, mi portava con sé lasciandomi gironzolare all’interno del perimetro della security. In più sono sempre stati genitori curiosi e dagli interessi vari, perciò a 5 anni, quando ho desiderato iniziare a suonare l’arpa, ascoltavo da Bach al jazz, dalla musica sudamericana a Youssou Ndour.
I miei anni di scuola non sono stati facili, in particolare il liceo. In Ticino l’integrazione di musica e scuola è davvero molto ardua, e più di una volta sono stata discriminata e ostacolata da alcuni insegnanti a causa del tempo che investivo nella musica. Se un allievo spende del tempo in più in un ambito scientifico o linguistico, viene considerato spesso un allievo modello. Ma la musica per molte persone non è previsto che possa essere una professione, perciò sembra tempo buttato per un hobby impegnativo. Credo che sia un punto sul quale il Ticino debba lavorare, più di quanto stia facendo ora.
Da quanti anni studia musica e quali diplomi ha conseguito?
EN Ho iniziato a frequentare dei corsi di educazione musicale elementare quando avevo tre anni, e l’arpa tra i cinque e i sei, perciò sono vent’anni che vivo nel mondo delle note. Mi sono laureata con lode al Conservatorio di Parma nel 2012, e al momento sto studiando a Londra alla Royal Academy of Music dove conseguirò un Master of Music nel 2014.
Ci parli del suo affascinante strumento: l’arpa. Com’è fatto? Quali sono le sue potenzialità? Ci sono vari tipi di arpa?
EN Una cosa che pochi sanno è che l’arpa è uno strumento molto complicato (è composto da migliaia di piccoli elementi), ha sette pedali, ciascuno con tre posizioni disponibili, ed è uno strumento relativamente recente.
Infatti, nonostante l’arpa in quanto strumento generalmente triangolare con corde da pizzicare direttamente con le dita sia uno degli strumenti più antichi (pensiamo alla lira e alla cetra), l’arpa classica (quella che vediamo nelle orchestre) è stata brevettata solo nel 1811 da Sebastian Erard, perciò siamo piuttosto giovani nel panorama strumentale.
Esistono altri tipi di arpa, generalmente ogni angolo del mondo ha la sua versione, come ad esempio la Kora africana. Tuttavia il genere di arpa più comune, dopo quella classica a pedali, è l’arpa cosiddetta celtica, derivante dalle tradizionali arpe irlandesi.
Parliamo del suo repertorio. Quali sono le sue specialità e i suoi autori prediletti?
EN Il mio autore prediletto è il sommo Bach. Purtroppo però noi arpisti dobbiamo vivere di trascrizioni, perché appunto quando il Kantor era all’opera l’arpa a pedali ancora non esisteva, e le arpe tradizionali non offrivano quell’agilità cromatica che a lui piaceva esplorare. Sono particolarmente attratta dal genere barocco e da quello contemporaneo. Devo ancora formare un amore per il repertorio romantico per arpa. Ci sono stati periodi storici nei quali l’arpa era considerato uno strumento da salotto per donzelle nobili, trovo il risultato musicale di quelle epoche alquanto stucchevole.
Lei sa suonare anche altri strumenti? Ha mai composto brani per arpa?
EN Suono l’arpa celtica e canto, spesso combinando le due cose. Ho arrangiato diversi brani, ma non ho mai composto nulla. La composizione è un campo arduo per il quale servono competenze specifiche credo.
Le piace vivere a Londra? (una città che amo, anche perché vi nacque mio padre)
EN Ad essere onesta non troppo. Come probabilmente non mi piacerebbe alcun’altra città dalle dimensioni spropositate. Ma mi sta offrendo una vastità di opportunità di crescita e arricchimento culturale e personale. Perciò mi piace vivere a Londra… per due anni!
La musica si prende tutta la sua giornata? Le rimane spazio per qualche hobby?
EN Ho delle tecniche di studio abbastanza efficaci, perciò cerco di non passare più di 5 ore allo strumento più un paio per dello studio mentale o dell’analisi. Adoro ballare e godermi la vita cucinando, viaggiando e passando il tempo con le persone (e gli animali!) che amo.
Immagino che per una concertista l’ascesa ai livelli più alti sia estremamente difficile, da affrontarsi in un ambiente duramente competitivo (mi risuona nelle orecchie la canzone di Gianni Morandi “Uno su mille ce la fa!”) Qual è, secondo lei, la “ricetta” vincente? Solo l’arte pura e sublime e la tecnica perfetta contano?
EN Sicuramente contano ma non solo. Principalmente credo ci sia una domanda molto importante da porsi che purtroppo spesso viene dimenticata. Ho qualcosa da dire? Devo dirlo tramite la musica? A chi lo devo dire e come? Credo che tutto il resto vada indirizzato secondo la risposta a queste domande.
Lei parteciperà al concerto “The Lost European Raoul Wallenberg” il 2 gennaio a Lugano. Conosce la tragica storia di Wallenberg?
EN Sì e sono molto contenta che esistano oggi iniziative che non facciano cadere la memoria di queste figure eroiche.
Quali brani eseguirà?
EN Eseguirò la sonata per violino e arpa di Donizetti e “Scintillation” di Carlos Salzedo.
Conosce i tre artisti ungheresi che l’organizzatore Giorgio Lundmark ha ingaggiato per la serata?
EN Non ancora personalmente, ma sarà sicuramente un incontro interessante. È`incredibile quante amicizia la musica consenta di stringere. Se suoni con qualcuno, riesci ad entrare in sintonia anche se ci si conosce da mezz’ora.
Le piace anche la musica leggera? Pensa che essa possa combinarsi felicemente con la musica classica all’interno di un programma? (ad esempio nel concerto Wallenberg si esibirà il cantautore lombardo Luca Ghielmetti)
EN Credo non esista un genere musicale che io non gradisca. I vari generi per me sono modi e linguaggi diversi per dire cose interessanti, se si hanno cose interessanti da dire. Nel mio ipod ci sono i concerti di Rachmaninoff accanto al Black Metal e Beethoven accanto al pop. Conosco il talentuoso Luca Ghielmetti e sono sicura che l’evento sarà un successo anche per la varietà offerta.
Io l’ho trovata in Facebook e l’ho contattata. Che cos’è Facebook per lei? Un gioco? Uno scherzo? Un legame con i suoi amici? Un modo in più per parlare di musica?
EN Facebook è un mezzo molto utile che allo stesso tempo mi spaventa molto. Nella mia professione i contatti sono molto importanti e in più, avendo, per motivi musicali, amicizie ai quattro angoli del pianeta, mi consente di non perdere i contatti con nessuno. Mi spaventa comunque quanta influenza abbia sulla vita di milioni di persone e quanta dipendenza possa creare alla mia generazione.