La Russia è sola contro tutti. Sabato 15 marzo il rappresentante russo all’ONU ha messo il veto a una risoluzione occidentale che denunciava il referendum di domenica in Crimea. La Cina si è astenuta, il che isola ancor di più il presidente Vladimir Putin.

Durante il voto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il progetto di risoluzione ha raccolto 13 voti a favore ma è stato respinto dal veto russo.
Il voto era stato chiesto dagli Stati Uniti, che per ottenere l’appoggio dei cinesi avevano preparato un testo molto moderato.

L’ambasciatore russo Vitaly Tchourkine ha giustificato il veto ripetendo che le nuove autorità ucraine sono il risultato di un colpo di Stato e che la Russia intende rispettare la volontà della popolazione della Crimea.

“La Russia può mettere il suo veto a questa risoluzione ma non può mettere il suo veto alla verità – ha replicato l’ambasciatrice americana Samantha Power, invocando l’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite.

La Cina si allinea spesso con la Russia al Consiglio di sicurezza, in particolare sui voti che riguardano la Siria, ma questa volta si è smarcata, perchè i cinesi “sono imbarazzati”, secondo un diplomatico occidentale.
Due dei principi della diplomazia cinese, riaffermati da Pechino nelle riunioni precedenti del Consiglio sulla crisi ucraina, sono la non-ingerenza e il rispetto dell’integrità territoriale, che saranno rimessi in causa dal referendum di domenica.

Il progetto di risoluzione non mirava direttamente alla Russia, mai nominata nel testo, e non chiedeva esplicitamente il ritiro delle truppe russe mandate in Crimea per controllare la penisola. Non evocava nemmeno eventuali sanzioni contro la Russia.

Il testo affermava che il referendum non può avere alcuna validità e non può giustificare alcuna modifica dello Statuto della Crimea. Chiedeva a tutti gli Stati e organizzazioni internazionali di non riconoscere il suo risultato e di non avviare nessuna azione che potrebbe essere interpretata come un riconoscimento di cambio di statuto.