Blocco dei ristorni, ho firmato una lettera
La parola a Lorenzo Quadri
(dalla sua pagina Facebook)

Quello mandato al Consiglio federale è, a tutti gli effetti, un ultimatum

Premesso che la lettera della deputazione ticinese alle Camere federali conta quello che conta (argomento del tutto inconsistente: la lettera è stata scritta per dissuadere (eufemismo) il CdS dal blocco; il fatto che un politico solitamente lucido come Quadri si arrabatti in tal guisa dà la misura del suo imbarazzo; in altri termini: prima firma “controvoglia”… e poi dice che non conta nulla, ndR) dal momento che a decidere se bloccare o meno i ristorni è il Consiglio di Stato, per quel che riguarda la mia accettazione, chiaramente controvoglia, di sottoscrivere la missiva, posso affermare quanto segue.

–          E’ un dato di fatto che, davanti alla minaccia di un blocco bis dei ristorni, per la prima volta dopo anni la ministra del 5% ha dovuto prendere degli impegni concreti nei confronti dei ticinesi in merito ad esito e tempistiche delle trattative con l’Italia, in cambio della lettera della Deputazione ticinese al Consiglio di Stato. Quindi il blocco dei ristorni è una misura efficace. Non si fossero stati questi impegni concreti, non sarebbe stata scritta alcuna lettera al governo.

–          Se le trattative con la vicina Penisola sono davvero, per la prima volta, ad uno stadio avanzato come è stato assicurato da Widmer Schlumpf e da De Watteville, e con buone prospettive per il Ticino, farle “saltare” non sarebbe un buon servizio al Paese.

–          Naturalmente, non ci sono garanzie che la ministra del 5% ed il suo scudiero non abbiano raccontato un sacco di fandonie, in particolare sulla disponibilità a prendere delle contromisure nei confronti dell’Italia nel caso di mancata conclusione degli accordi entro la primavera 2015.

–          La scelta era dunque quella tra dare al Consiglio federale un’ultimissima chance di portare a casa qualcosa oppure di non dargliela, ritenendo di essere già stati presi per i fondelli a sufficienza.

–          Visti i precedenti,sono assai poco incline a fare fiducia a Widmer Schlumpf. Perché allora scegliere l’opzione “istituzionale”? Perché, questa è stata la mia valutazione personale, se non c’è ovviamente alcuna garanzia che la Consigliera federale non eletta ed il segretario di Stato abbiano detto il vero, non lo si può però nemmeno escludere a priori. Accettando di dare un’ultimissima possibilità al Consiglio federale, chiaramente indicata come tale, si assume una posizione poco “popolare”, ma forse si contribuisce al raggiungimento della soluzione.

–          Si trattava di scegliere tra un atto dimostrativo, per quanto forte, e la prospettiva di un risultato concreto. Fermo restando che  a) i ristorni si possono bloccare ogni anno e b) Widmer Schlumpf e De Watteville si sono giocati il tutto per tutto.  Se non “porteranno a casa” nemmeno questa volta, non avranno più argomenti per chiedere un’altra volta al Ticino – che, grazie al blocco dei ristorni del 2011 voluto dalla Lega, ha dimostrato di sapersi fare valere – di stare buono. Se le promesse fatte si saranno rivelate delle fregnacce, alla prossima richiesta di pazientare il nostro Cantone sarà pienamente legittimato a rispondere con una sonora pernacchia. E a decidere il blocco del versamento dei ristorni il giorno stesso dell’eventuale scadenza infruttuosa dell’ultimo termine. Berna non sarà più nella condizione di emettere un cip.

–          Quello accordato al Consiglio federale è, a tutti gli effetti, un ultimatum. (e due, ndR)

–          Sono stato un “mona” *** ad accettare, assieme al resto della deputazione, di sottoscrivere la lettera al CdS? Forse. Ma non mi è stato possibile convincermi che quanto messo sul tavolo, e gli impegni assunti con il Ticino, fossero davvero solo fumo.

Lorenzo Quadri, consigliere nazionale

*** espressione veneta con DUE significati, il primo dei quali anatomico