Un’intervista dagli esiti sorprendenti
Le ragioni dell’umanità
Il furore “espulsionistico”
Per Arlind un futuro da ticinese e da svizzero
Il professor De Maria sfida agli scacchi il consigliere di Stato Zali

Ieri sera, preparando le domande, mi ero sforzato (ma forse senza impegnarmi a fondo) di “mettere alla corde” il baldanzoso Roic, sfoderando tutto l’armamentario della Destra (sono uomo di destra, e me ne vanto). Ciò che appare con evidenza assoluta dall’intervista è il fatto seguente: qualsiasi argomento, anche il più valido (o che sembri tale), rimbalza contro il convincimento di un uomo di sinistra come contro una parete di granito. Siamo al “no pasaran”, e in un certo senso è bello che sia così.

Una piega inaspettata l’intervista la prende quando Roic, a più riprese, si rivolge al consigliere di Stato leghista Zali. Una trovata estemporanea? Probabilmente no. Staremo a vedere. Apprendo con piacere che Zali è un giocatore scacchi, un gioco – il più nobile – che ho amato molto, e che ancora amo, come nostalgicamente si ama un’antica fiamma dei tempi andati. A questo punto, però, non resisto alla tentazione di sfidarlo. Consigliere, giochiamoci tre partite. Poi le pubblichiamo sul web!

Un’intervista di Francesco De Maria.


Francesco De Maria  Allora, il 31 luglio sarà tutto finito…

Sergio Roic  Non sono un giurista e non so se ci sono altre possibilità di intervento a favore di Arlind. Io provo a lanciare da queste “colonne” un appello alla politica ticinese, in particolare a un leghista che conosco bene, il consigliere di Stato Claudio Zali, affinché ci ripensi e permetta ad Arlind di rimanere. Lo spiego in dettaglio più sotto. Se Zali, neo consigliere di Stato, si impegnasse in questo senso, sarebbe un gesto magnifico. Certo, sarebbe ben triste veder partire via dalla Svizzera un ragazzo così ben inserito e anche umanamente molto simpatico, “uno di noi”, insomma.

Ho studiato il caso (e in particolare ho letto un corposo ed esauriente rapporto del Consiglio di Stato sulla vicenda). Mi dica, quali sono le ragioni di Arlind?

SR  Le ragioni di Arlind sono quelle dell’umanità: come si fa a mandar via una ragazzo di 17 anni in un paese dove non ha radici, non ha chi lo aiuta, non ha futuro. Mentre qui in Ticino era perfettamente inserito e, si è visto, anche molto amato. Inoltre, il suo breve periodo trascorso in Kosovo, dove è stato portato quasi a forza, non può cancellare gli anni trascorsi da noi e il perfetto inserimento nella società. Di questo si sarebbe dovuto tener conto maggiormente.

Arlind ha parecchi sostenitori: giovani, socialisti, tendenzialmente gente di sinistra. Quali sono le ragioni dei sostenitori di Arlind?

SR  Sono quelle dell’umanità, come ho appena sottolineato. Oltre alla Sinistra, che è tendenzialmente e valorialmente umanitaria e attenta anche alla vita e alle ragioni di gente straniera che convive con noi, ci sono stati interventi anche di gran consiglieri di altri partiti a favore di Arlind. In ogni caso, le ragioni in senso generale sono quelle dell’accoglienza, uno dei capisaldi della Svizzera, e della ragionevolezza trattandosi di un ragazzo davvero ben inserito nel nostro tessuto sociale. Che il senso dell’accoglienza, che non deve coincidere per forza al millimetro con le leggi, stia in qualche modo esaurendosi, qui da noi, è un fatto particolarmente grave. Insomma, se fino ad oggi le leggi di “espulsione” dal paese esistevano, ma non venivano applicate, oggi, in un furore socio-politico che meriterebbe grande attenzione da parte di sociologi ma anche filosofi e psicologi, si va affermando una “voglia matta” di allontanamento ed espulsione che collima con la sempre maggiore difficoltà a rilasciare il passaporto a gente straniera che da molti anni vive qui da noi. Per farle un esempio buffo, persino a me, che sono svizzero da 25 anni, vivo in Ticino da 46 e sono in possesso unicamente del passaporto rossocrociato, succede quasi quotidianamente di venir invitato a “tornare al paesello natio” da tutta una schiera di furiosi interpreti dell’”espulsionismo” che pullulano ad esempio nei social network. Se dovessi prendere alla lettera questi “inviti”, dovrei spostarmi da Lugano a Savosa, mio paese di attinenza. Mah…

In tutta questa vicenda mi ha colpito quella che io chiamerei “follia avvocatesca”, fatta di decine di ricorsi, di ossessiva ricerca di ogni possibile pretesto, ecc. ecc. Chi paga tutti questi avvocati?

SR  In tutta sincerità, non so chi paga gli avvocati. So, invece, che ci sono organizzazioni sociali e umanitarie che dispongono di un certo budget per occuparsi proprio di questi casi anche giuridicamente. È anche vero che a volte siamo davvero troppo in balia di codicilli e regole scritte quando, come nel caso di Arlind, era chiaro che con un po’ di buonsenso si poteva trovare una soluzione condivisa in modo che il ragazzo potesse ricevere un permesso di residenza, visto che il lavoro ce l’aveva già. Credo proprio che la voglia matta di “espulsionismo” di cui sopra abbia impedito questo tipo di soluzione.

Contro Arlind depongono, a mio avviso, il suo comportamento astuto, ingannevole e provocatorio. Non è disdicevole che, alla fine, la legge si faccia turlupinare? Non è un danno per tutti, per la collettività, per lo Stato?

SR  Non sono d’accordo: Arlind è un ragazzo come la maggior parte dei ragazzi 17enni ticinesi. Non è né astuto né ingannevole. Proprio ciò che gli viene rinfacciato, una passeggiata a cavallo o una partita di calcio, depone a favore della sua ingenuità. Se fosse così furbo e calcolatore se ne sarebbe senz’altro astenuto. Pensava di poter vivere, con la madre, la ragazza e gli amici, una vita normale inTicino. Evidentemente, per alcuni ciò non è possibile in presenza di una situazione un po’ particolare come quella di un soggiorno temporaneo, e sottolineo temporaneo, lontano dal Ticino.

Lei riesce a comprendere una persona semplice (o una persona… senza aggettivi) che si irrita vedendo il “malato e sofferente” Arlind giocare al calcio, andare a cavallo o frequentare concerti? Si tratta per forza di un bècero (il termine è usato provocatoriamente dall’intervistatore) leghista?

SR  Ma Arlind non si è mai proclamato “malato sofferente”. È evidente che la sua sofferenza era da ascriversi a stress di tipo psicologico. Voglio vedere se un suo qualsiasi coetaneo 17enne ticinese fosse invitato d’imperio, per dei cavilli burocratici, a lasciare il Ticino per andare, chessò, a Chisinau o a Kaunas, come si comporterebbe. Non era sofferente, era stressato. Di fatto è stato “espulso” (mi permetto di far notare a Roic che, sino ad oggi, non è stato affatto espulso…) e sradicato dagli affetti quotidiani.

Non ho intenzione di commentare la posizione o la situazione di un, come lei lo chiama, “bècero leghista”, voglio invece invitare un leghista che non è affatto bècero e che detiene una posizione di potere a prendere una posizione umana. A parte questo, mi chiedo però perché, in questo paese dell’abbondanza di cui tutti siamo piuttosto fieri, gli stranieri, che qui in Svizzera non creano alcun problema, vengono continuamente additati a problema principale e pure politico del paese rossocrociato. Proprio di recente ho avuto uno scambio di opinioni in fbook col mio vecchio amico di scuola Francesco Russo (matematico, docente universitario, della cui amicizia mi onoro, fdm), che vive a Parigi e che mi rimproverava di insistere un po’ troppo sulla multietnicità della nazionale di calcio svizzera. A suo dire, la nazionale francese, pure multietnica, non ha minimamente contribuito a risolvere i problemi socio-economico-politici fra autoctoni francesi e gente di provenienza straniera. Non sono un esperto delle cose di Francia, ma risulta evidente che di tensioni sociali fra autoctoni e immigrati in Svizzera, a differenza della Francia, non ce ne sono. Quindi…

Il fine giustifica i mezzi. Per “difendere” Arlind si può anche usare un certificato medico fasullo. Dico bene? È giusto che l’autore (o -trice) del certificato si nasconda?

SR  Mah, guardi, non mi intendo di medicina a livello di cure perché non ho compiuto quell’indirizzo di studi, però sono figlio di un medico e nipote di medici e le assicuro che di giudizi diversi se non proprio divergenti, in campo medico, ce ne sono parecchi. Non so che tipo di certificato medico sia stato emesso nel caso Arlind in prima battuta, ma chi può dire che quello emesso in seconda battuta non sia allora quello davvero “fasullo” o, per dirla in maniera diversa, meno attinente alla realtà dei fatti? Soprattutto se si è tenuto conto di valutazioni di tipo psicologico.

Sarebbe disposto a invocare per Arlind un “diritto all’illegalità”, di cui sopravvive (in)felice memoria?

SR  Sarei senz’altro disposto a invocare per Arlind un “diritto di umanità”, ovvero, in presenza di una chiara situazione di inserimento pieno nella società di un adolescente, un percorso condiviso da tutte le forze politiche ticinesi per arrivare a una soluzione soddisfacente per il ragazzo. Sembra invece che possa vincere l’”espulsionismo” ad ogni costo di certuni con, purtroppo, argomenti da “la barca è piena” di tristissima memoria storica.

La vicenda di Arlind è divenuta importante perché ha innescato un braccio di ferro ed ha assunto un forte significato simbolico. Qual è l’obiettivo politico dei sostenitori del ragazzo? Si vuole costringere il governo a perdere la faccia? Si vuole stabilire un precedente molto pesante, da usare in futuro?

SR  Credo che l’appoggio dato al ragazzo anche da parte di una parte della politica ticinese sia stato del tutto spontaneo. Insomma, la sorte di un ragazzo così stava a cuore sia alla Sinistra sia ad alcuni cattolici e persino (e qui mi complimento con colui che è spesso un avversario politico) a uno psichiatra-politico ticinese (l’on. Orlando Del Don, Red) che, presumo, meglio di altri ha compreso la situazione psicologica e l’impatto emotivo ed esistenziale che Arlind subirà con questa espulsione. Insomma, il terribile messaggio lanciato a questo ragazzo in tutto e per tutto ticinese è stato: tu non sei come noi, devi andartene.

Se e quanto e chi del Governo ticinese abbia perso o no la faccia nel caso Arlind lo decideranno gli elettori fra pochi mesi in occasione delle elezioni cantonali. Soprattutto, l’argomento delle “espulsioni ad ogni costo” diventerà fortemente politicizzato nel caso si dovesse insistere con queste pratiche che non ho paura di definire lontanissime dalla tradizione svizzera di accoglienza.

Lei condanna l’autorità per la sua determinazione*** nell’imporre la legge? (*** stavo per scrivere: tentativo di…!)

SR  La legge va SEMPRE interpretata. In questo caso si è agito sotto una spinta “ambientale” fortissima che ha fatto propria una chiara voglia di “espulsionismo”. Ricordiamolo, per i meno attenti: gli stranieri in Svizzera sono persone in stragrande maggioranza a dir poco esemplari. Se poi li paragoniamo con certuni che incendiano auto e vetrine di negozi in altri paesi europei… Gli stranieri di Svizzera sono inseriti molto bene nel tessuto del nostro paese. Che senso ha mandarli via?

In Consiglio di Stato, chi vota per Arlind?

SR  Ci sono state varie illazioni e smentite. Mi sembra abbastanza chiaro chi ha votato pro e chi contro la permanenze di Arlind. Una cosa che mi farebbe particolarmente dispiacere sarebbe di venire a sapere che Claudio Zali, persona che conosco bene e che ritengo abbia un cuore sotto una scorza apparentemente dura, abbia negato, con la sua decisione, un avvenire al ragazzo Arlind. Anzi, se mi permette, come detto già sopra, vorrei lanciare dalle “colonne” di Ticinolive un appello al consigliere di Stato Zali: dai, Claudio, dimostra di che pasta sei fatto, prendi una decisione umana, smuovi le acque, appoggia Arlind in extremis, fallo rimanere qui da noi. Per un leghista della prima ora come te sarebbe davvero una decisione magnifica, empatica, umanissima. In tanti l’apprezzerebbero, praticamente tutti.

Se toccasse a lei fare un tentativo in extremis in favore di Arlind, che cosa escogiterebbe?

SR  Non so se ci sono ancora possibilità reali per Arlind di rimanere in Ticino dopo la decisione del Consiglio di Stato. Se ci sono, sicuramente qualcuno più cognito di me proverà a percorrerle. Io lancio questo appello a una persona che conosco bene e con cui ho condiviso in passato anche dei bei momenti sportivi e scacchistici, il consigliere di Stato Claudio Zali.

Il 31 luglio è vicino. A questo punto le chiedo una previsione: come finirà questa storia?

SR  Non so se l’espulsione sarà evitata. Auguro ogni bene ad Arlind e, a prescindere da ciò che succederà il 31 luglio, gli auguro, ora o poi, un futuro da ticinese e svizzero, visto che lo è a tutti gli effetti.

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