Come al solito tutto, meno quello che c’è di Svizzero
Rete 2, Laser del 29 luglio – Servizio di Flavia Foradini

Otto von Habsburg -  a 1973 DSC00606 f (220 KB)

Mi sono abituato. La nostra radiotelevisione, quella che porta nella sigla la parola “Svizzera” realizza a volte servizi di “svizzero” non hanno nulla anche quando ci sarebbe molto da raccontare. Il collegamento, il nesso con il nostro paese e la sua storia viene totalmente ignorato proprio quando meriterebbe di essere approfondito. Non ho lo spazio per porvi rimedio, ma voglio proporre almeno un attimo di attenzione “svizzera” per illustrare qualche momento “Asburgo” che nessun ascoltatore ha sentito.

Ho conosciuto e sempre ammirato per cultura, per apertura mentale, correttezza morale e per il suo senso della storia, Otto von Habsburg, arciduca ereditario della corona imperiale, personaggio più volte citato nel servizio. Era figlio dell’ultimo imperatore d’Austria-Ungheria Carlo 1° e dell’energica, intelligente imperatrice Zita. Di nessuna rilevanza per la RSI Rete2, nel servizio “Che ne è stato degli Asburgo?” il fatto che dopo la fine della prima guerra mondiale era stato rifugiato politico in Svizzera insieme a genitori, fratelli e sorelle. Questo periodo meriterebbe un libro, si capirebbe meglio la Svizzera, la sua politica, le sue difficoltà e i problemi avuti in conseguenza della prima guerra mondiale.

Si capirebbero anche i molti sacrifici sopportati dai nostri bis o trisnonni. Sorridendo, Otto von Habsburg ricordava un momento svizzero da lui vissuto nei primi mesi di esilio. Gli ex regnanti avevano dovuto lasciare il loro paese nel marzo 1919 ed avevano dapprima abitato il castello di Wartegg (SG), acquistato nel 1860 dal padre dell’imperatrice. Prima del trasferimento a Prangins (VD), voluto dal nuovo governo austriaco per averli meno vicini alla loro frontiera, erano al castello di Hertenstein sul lago di Lucerna (la storia del castello coinvolgerebbe re Ludwig II di Baviera, la regina Vittoria d’Inghilterra, il musicista Rachmaninov.. ma sarebbero tutte un’altra storia).

Un giorno arriva al castello, su incarico dell’ex regina di Grecia, altra rifugiata in Svizzera, il ciambellano del deposto re degli Elleni. Chiede dell’ex imperatore. Divertente per Otto vedere la faccia sorpresa del ciambellano quando li troverà, a Weggis, partecipanti alla processione del Corpus Domini. L’ex imperatore d’Austria-Ungheria (recentemente beatificato) cammina in processione tra i contadini della regione, come uno di loro. Nella mano sinistra una candela, nella destra la mano del figlioletto.

Tra i ricordi “svizzeri” anche questo: Nel 1919 l’imperatrice Zita si trova già a Prangins, lo stesso ciambellano accompagna per una visita da Zurigo, l’anziana regina Olga di Grecia. Si fermano a Olten per cambiare il treno, è molto freddo, vorrebbero prendere qualche cosa di caldo al Buffet, non hanno cartella di razionamento e non vengono serviti. Parlando con l’ex imperatrice Zita raccontano l’episodio. L’ex imperatrice si avvicina ad un cassetto, lo apre e consegna loro alcuni buoni staccandoli da quelli che ha lei. Non è il “di troppo”, è un atto di generosità. Il ciambellano li consegnerà alla gerente del Buffet di Olten dicendole: Da parte dell’imperatrice d’Austria-Ungheria, da usare per qualche altra persona anziana che si trova senza cartella di razionamento.

Questo gesto era stato quello della mamma di Otto von Habsburg. L’imperatrice che incorporava in se molteplici nazionalità europee fin dalla nascita. Otto, un uomo che capiva bene la Svizzera ne aveva assorbito l’energia, dal padre lo sguardo aperto sull’Europa delle nazioni (poco a che vedere con l’attuale Unione Europea, la sua visione era quella Paneuropea). L’imperatrice Zita abiterà in Svizzera, a Zizers (GR) dal 1964 fino alla morte. Non ho sentito una sola parola “svizzera” in tutta la trasmissione: “Che ne è stato degli Asburgo” della, appunto, Radiotelevisione Svizzera italiana.

Nadir Sutter, Vicepresidente Società Svizzera Protezione Beni Culturali