(fdm) Su questi “benpensanti di sinistra” (non mi riferisco in particolare a Ghiringhelli, teniamoci sul generale) mi permetto di esprimere una considerazione.

1) Sono dei sinceri democratici. Non ho motivo di credere il contrario.

2) Quando però il popolo democraticamente prende una decisione che essi non riescono a sopportare – diciamo pure: “politicamente scorretta” – allora semplicemente si rifiutano di accettarla. Ciò è senz’altro condannabile. Al più si potrebbe far valere come circostanza attenuante il fatto che le loro viscere ardono e si sono attorcigliate.

3) Di conseguenza si mettono a inventare tutt’una serie di incredibili pretesti per “dimostrare” che ciò che è stato democraticamente deciso non può essere democraticamente accettato. I più audaci si spingono sino a proclamare che “Hitler è andato al governo con il voto del popolo” e amene fregnacce del genere.

Adesso godiamoci il dottor Soldati.

 

Su “La Regione” del 1° settembre Andrea Ghiringhelli, archivista cantonale e storico, denuncia vigorosamente il populismo, l’insulto all’avversario politico facilitato dalla tecnologia informatica e le minacce di morte a Bertoli che ha osato esprimere un’opinione personale. Rievoca, da storico qualificato quale è, la violenza politica del nostro Ottocento e stigmatizza la ricaduta nella barbarie in atto. Attribuisce gran parte del successo della Lega al populismo (leva sulle paure e sulle emozioni elementari), riconoscendo almeno che Giuliano Bignasca seppe dare veste politica a insoddisfazioni e disagi reali, usando però “un linguaggio rozzo, truculento, semplificatore, decisionista, con frequenti richiami al dialetto”. Disapprova poi il “silenzio assordante degli intellettuali” e la colpa grave dei politici, che non hanno reagito a tempo e tollerato ecc. ecc.. Dulcis in fundo, qualche responsabilità va accollata anche ai media, non essendo lecito “sacrificare la decenza in nome dell’”audience”, un termine chic per l’arcaica audienza. Siamo alle solite: critica del populismo e di chi vuol impedire a qualcuno l’espressione di un’opinione personale, condanna ferma di chi invia insulti e, peggio ancora, minacce di morte, nascondendosi nell’anonimato. Aberrazioni queste, va da sé, che tutte trovano la loro fonte nei torbidi ambienti della destra populista. Vediamo di mettere qualche puntino sugli “i”.

Di minacce di morte ne ho ricevute parecchie, compresa una di mettere a morte uno qualsiasi dei miei 4 figli. Conservatore di destra convinta in un ambiente fortemente impregnato di sinistrismo sessantottardo come erano le Terre di Pedemonte, non ricordo quanti siano stati i pacchi di escrementi, anche una testa di maiale in via di decomposizione, tutta una serie di antenne radio dell’auto e di tergicristalli rotti, graffi alla carozzeria. Non penso che gli autori di questi attacchi, ben più numerosi di quelli subiti da Bertoli, fossero da ricercare negli ambienti populisti di destra, vista la mia posizione politica di allora e di adesso.

Nessuno, dico nessuno di ragionevole, contesta a Bertoli la libertà di esprimere qualsiasi sua opinione. Gli si contesta la scelta del momento, inopportuna per non dire scriteriata, e la scelta dello scranno di presidente del Consiglio di Stato per sconfessare cittadini che si sono appena espressi nelle urne nella misura del 68%.

Gli scriteriati che inviano insulti anonimi. Che ci si possa ridurre a simili bassezze fa pena, grande pena. Ma dove sono stati a scuola questi poverini? Da docenti e da famiglie di populisti di destra? E quelli che inviavano minacce e pacchi nauseabondi a me? E cosa dobbiamo dire di un municipale di Massagno, sicuramente leghista o udc destroide, che usa un linguaggio da carrettiere ubbriaco pur portando il nobile nome di Adriano, che viene ampiamente e pubblicamente giustificato da Saverio, presidentissimo e autorevole membro del GC da non so quante legislature, e da Giancarlo, portavoce di un Bel Ticino ipocrita, intellettualmente disonesto e strabico a sinistra? Qui non si tratta più di vedere il fuscello nell’occhio dell’avversario senza accorgersi della trave nel proprio, ma di non vedere o di non voler vedere che le travi stanno dalle due parti. La plebaglia giovanile e fragorosa che sfascia auto e vetrine da sinistra non è meglio di quella populista di destra. E`solo più concreta ed efficace dei cani che abbaiano senza denti.

Quanto agli intellettuali del “silenzio assordante”, in Ticino di veri intellettuali ce ne sono ben pochi. Abbondano invece gli intellettualoidi, a sinistra ben più che negli ambienti populisti.

Gianfranco Soldati