Malgrado la vittoria del “no” all’indipendenza della Scozia, giovedì 18 settembre (55.42 % dei voti), la nazione scozzese prenderà comunque le distanze dal resto del Regno Unito.
Dietro la retorica e le apparenze, gli scozzesi erano confrontati a due opzioni assai simili : da un lato un’indipendenza relativa, restando vicini al resto del Regno Unito; dall’altro una decentralizzazione massima, che accorda una vasta autonomia.
“E’ impossibile fare la differenza fra le due opzioni – commenta Simon Jenkins, influente editorialista dei quotidiani The Guardian e The Evening Standard.
Questo apparente paradosso risulta dalla dinamica politica che regna in Scozia da due decenni. Per guadagnare i favori dell’elettorato, il Scottish National Party (SNP) ha progressivamente ammorbidito il suo messaggio.
Alex Salmond, il primo ministro scozzese, ha tentato di dare all’indipendenza un viso sorridente. Ha proposto di mantenere la regina Elisabetta II come capo dello Stato, assicurando che non vi saranno frontiere fisiche con l’Inghilterra e che sarà messo in vigore un accordo di libera circolazione delle persone.
Ha anche proposto di mantere la lira sterlina. Una Scozia indipendente che nel suo quotidiano sarebbe assai simile a quella odierna.
Dal 1998 la nazione ha il suo Parlamento e importanti poteri sulla sanità, l’ambiente, l’educazione, l’alloggio, … I partiti unionisti hanno promesso di accordare alla Scozia poteri supplementari e una piena rappresentanza del paese a Westminster.
La Scozia possiede anche poteri fiscali, seppur limitati, ma ora si tratterà di accordare a Edimburgo una maggior libertà sulle imposte, soprattutto quella sul reddito, che potrebbe essere diversa dal resto del paese.
I liberal democratici suggeriscono che il governo scozzese possa prendere a prestito soldi sui mercati finanziari. Promettendo una forte autonomia pur senza l’indipendenza, gli unionisti sperano di smorzare ogni futuro pensiero separatista.
Sulla questione della difesa, l’indipendenza avrebbe provocato importanti cambiamenti. L’arsenale atomico sarebbe stato spostato in Inghilterra, una manovra complicata. E non era sicuro che la Scozia indipendente avrebbe potuto mantenere la lira sterlina, Londra non sarebbe stata d’accordo. Anche la questione dell’Unione europea costituiva un punto interrogativo.
Una Scozia indipendente avrebbe inoltre portato il paese di Galles e il nord dell’Irlanda a chiedere maggiori poteri. Gli irlandesi soprattutto, che già reclamano maggiori poteri fiscali. Il processo di decentralizzazione avviato da Tony Blair nel 1997 sembra non potersi più fermare.
(Fonte : Le Monde.fr)