Siamo all’alba dell’11 di gennaio e tra poche ore si riuniranno, al vertice di Minsk in Bielorussia, Hollande, Merkel, Putin e Poroshenko per stabilire un piano di pace internazionale.

L’assetto politico e le linee di pensiero delle forze in gioco

Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza Atlantica afferma: «Questo è il più grande rafforzamento e riposizionamento della difesa collettiva della Nato fin dai tempi della Guerra Fredda»…«La violenza sta peggiorando e la crisi si sta aggravando» a causa del ruolo giocato da Mosca, «e questo è un momento molto critico per la sicurezza dell’Europa e del mondo»…<< La Nato sosterrà la sovranità politica e geografica dell’Ucraina, che ha il diritto di proteggere se stessa>>…<<Le armi non sono della Nato ma dei singoli governi, tocca a loro decidere>>.

Mentre gli Stati Uniti vorrebbero armare Kiev anche con armi offensive e letali ed erogano nuovi finanziamenti all’Ucraina, Obama conferma che la partnership tra Usa e Ue continuerà a essere “ferma, salda, solida, anche se su alcune cose non saremo d’accordo”. Inoltre il leader americano sostiene che la Russia ha violato ogni impegno sull’Ucraina.

Merkel cancelliera tedesca dichiara: “Europa e Usa devono esplorare altre opzioni”, che non necessariamente devono essere militari.

Mogherini dall’Italia annuncia: “Dare le armi adesso all’Ucraina sarebbe una mossa verso la guerra”. Il Regno Unito e i paesi baltici appaiono come tagliati fuori dalla trattativa. Mosca incolpa Kiev di perseguitare la folta minoranza russa e interpreta come una minaccia per i propri vitali interessi l’invio di armi all’Ucraina. La Nato mette in guardia contro una situazione potenzialmente fuori controllo ma accusa Mosca di sostenere i separatisti con armi e truppe. I Paesi membri dell’Alleanza che continuano a invocare una soluzione politica sono: Italia, Olanda, Germania, Gran Bretagna, e altri.

«Più armi in quella regione non ci avvicinerebbero a una soluzione – avverte il ministro tedesco della Difesa, Ursula von der Leyen – e non porrebbero fine alle sofferenze della popolazione».

Un sunto delle ultime puntate della vicenda atta a definire le sorti di Ucraina e Russia ma anche del mondo

Mentre Nato, Ue e Usa si dividono sulla necessità di armare l’Ucraina, Merkel e Hollande il 6 febbraio volano a Mosca scavalcando Washington e imboccano la via dell’ultima speranza, cioè un’ultima mediazione fatta di <<colloqui costruttivi>> al vertice trilaterale di Mosca tra Merkel, Putin e Hollande sulla questione ucraina. Lo stesso medesimo giorno Hollande e Merkel si recano anche a Kiev per un incontro, questa volta, con il leader Ucraino Poroshenko.

Alla base dell’iniziativa pare che ci sia un progetto presentato a metà gennaio proprio da Putin, ma alcuni punti di questo documento top-secret di nove pagine erano inaccettabili per Kiev e per l’Ue. Per questo motivo la mediazione di Merkel e Hollande si propone come tentativo per trovare un accordo di pace.

Il 9 febbraio la cancelliera tedesca Angela Merkel è volata in America per incontrare Obama, rilasciando la dichiarazione seguente: “A coloro che arrivano dall’Europa posso solo dire che, se rinunciamo al principio dell’integrità territoriale, non saremo in grado di mantenere un ordine di pace in Europa”. La cancelliera tuttavia rimane contraria all’invio di armi agli ucraini e continua a privilegiare una soluzione diplomatica.

Decisivo appare il vertice odierno, dal quale scaturirà la risposta alla domanda:”pace o guerra?”.

Il dispiegamento delle forze logistiche

Vladimir Putin proclama la mobilitazione dei suoi riservisti per due mesi (“succede ogni anno”, ma quest’anno è successo prima). La Nato annuncia che triplicherà o quasi le sue truppe nell’Est-Europa, da 13mila a 30mila, dotandole di mezzi d’avanguardia al fine di difendere lo spazio euro-atlantico da nord a sino ai confini meridionali, dove preme il terrorismo islamico. Prevista a breve anche la costruzione di 6 centri di comando e controllo in Paesi Nato dell’Est, ove le forze operative saranno schierate di fronte alle forze russe.

Tuttavia tra le truppe che la Nato ha deciso di schierare lungo la linea di sicurezza per proteggere i suoi paesi-membri dal dilagare della violenza scatenatasi in Ucraina, zona strategica in Europa, vi sono 50.000 uomini pronti a entrare in azione immediatamente se uno dei paesi Nato dovesse essere attaccato dall’esercito russo, o se si verificasse una rivolta separatista armata da Mosca, così come è accaduto in Crimea.

Come in una qualsiasi storia non ci sono soltanto i protagonisti ma anche i narratori, che raccontano i fatti e i vissuti umani a coloro che non possono vederla di persona.

Infatti secondo alcune fonti in questa vicenda i media occidentali rivestirebbero un ruolo chiave nella manipolazione dell’informazione, fornendo una maggiore visibilità delle notizie relative al fronte ucraino e alterando la visione della realtà dei fatti, in particolare dipingendo i separatisti filo-russi come “aggressori” colpevoli di “stragi di civili”, mentre l’esercito di Kiev, molto attivo nella regione dell’Est dell’Ucraina, viene presentato come “vittimain una sorta di propaganda di guerra allestita dalla NATO per preparare l’opinione pubblica occidentale a una guerra.

Siamo in una fase delicatissima e una sola mossa sbagliata da parte dei protagonisti della vicenda potrebbe significare l’inizio di una terza e sanguinosissima guerra mondiale.

Gianna Finardi