Bankster

Avete detto bankster?   Si sente spesso parlare di immagine della Svizzera all’estero. Trascorro circa 7 mesi all’anno tra Canarie e Croazia, dove ho molti incontri, oltre che con cittadini di questi due paesi, con italiani, tedeschi e francesi (pochi, questi ultimi). L’immagine della Svizzera è ottima, a smentita dei nostri denigratori che spesso sono uomini e donne di sinistra che il nostro Paese lo vorrebbero ancor più socialista. Una stragrande maggioranza di stranieri ci invidia e considera particolarmente fortunati di essere nati o di vivere in un simile paese. Con una sola eccezione: quella delle banche, che fino a pochi anni fa erano ancora considerate casseforti sicure, tranquille e superaffidabili, in grado di attirare buona parte del risparmio mondiale, alla sola condizione che i conti fossero di 6 cifre al minimo e di almeno 8 preferibilmente.

soldatiAdesso le banche svizzere, alcune di loro talmente note da essere conosciute anche da persone che neppure sanno cosa sia un conto in banca, hanno fama di essere banche di ladri. Una fama immeritata e anche doppiamente falsa. Prima di tutto perché ad essere ladre non sono le banche, con le centinaia di migliaia di loro funzionari, ma solo i bankster, una genìa nata nel paese egemone mondiale e purtroppo rapidissimamente diffusasi, nei piani alti del sistema bancario globale, sul resto del pianeta. E poi perché buona parte della responsabilità per questa nomea è anche da attribuire ad autorità politiche che hanno ampiamente dimostrato che la loro sola forza era la “fermezza nel cedimento” di fronte a qualsiasi pressione dall’estero.

Steinbrück, “ponte di pietra”   Adesso, dopo quello degli americani, abbiamo sulla nuca anche il fiato dei tedeschi (un certo Steinbrück ha perfino minacciato di inviarci la cavalleria, ma con certi consiglieri federali che abbiamo sarebbero bastati anche gli asinelli) e perfino quello dei francesi (è una loro tipicità: forti con i deboli e deboli con i forti).

Indennizzi e multe miliardari; a pagare sono, more solito, i piccoli azionisti che da anni non vedono un soldino di dividendo. Possono però consolarsi constatando la crescita inarrestabile dei “boni” per i bankster.

7 settembre 2015: è di stamane la notizia che il CS è di nuovo nei guai. Un giudice americano gli ha affibbiato una multa milionaria a 3 cifre sulla base di una denuncia per danneggiamento di un fondo di investimento. Il CS fa sapere che si difenderà con ogni mezzo, probabilmente spera di pagare alcuni milioni in meno, destinandoli però (qui a sperare è il sottoscritto) prudentemente agli ingordi avvocati americani. E alla fine, nüm a pagum.

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Gerlo a stecche rade: nella mia gioventè a Bioggio era il “cargansc”, nelle Terre di Pedemonte e Centovalli è il “barghei”, ho sentito anche “bargoi”. Serviva per il trasporto di fieno (uso principale) o di sterpaglie.

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A dire di Christoph Mörgeli i tedeschi parlano di “griechisch Grillen”, “grigliare alla greca” quando si vuole grigliare senza avere la carbonella o la legna necessarie.

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La cancelliera e i ciambellani   A non averne dubbio, Angela Merkel è il politico più eminente e potente d’Europa. Penso più per il fatto di essere la Cancelliera che per esclusivi meriti personali. Al suo confronto Hollande e Renzi appaiono come ciambellani di corte, il primo quasi patetico tanto ha la faccia da annuncio funebre della “Grandeur” irreversibilmente tramontata, il secondo rappresentante toscanaccio del machiavellismo impotente di fronte alla corruzione e all’ipertrofia oramai inguaribile dell’italica burocrazia. Per garantirsi le rielezioni la Merkel ha portato il suo partito su posizioni nettamente più socialiste di quelle dei suoi compagni di Governo socialisti, ha proclamato un’uscita subitanea dall’atomo che costerà carissimo alla Germania e come strategia politica ha scelto quella che ha reso famoso per l’eternità Fabio Massimo detto il Temporeggiatore. Intanto è già celebre per la sua risposta a qualsiasi contestazione della sua politica: “Non ci sono alternative”. Cresciuta in ambiente comunista, era abituata ad accettare che fosse il partito ad aver sempre ragione, vissuta, politicamente parlando, in UE non può accettare che Bruxelles possa avere torto.

La prima grande statista ad adottare la tecnica del “non ci sono alternative” è stata Margaret Thatcher, che si guadagnò il nomignolo di “Tina” proprio come acronimo di “There is no alternative”. Ma la Thatcher era una decisionista lungimirante, la Merkel una temporeggiatrice snervante.

Anche il nostro CF e i suoi funzionari e negoziatori eurofili tentano di farci credere che ai trattati bilaterali non ci sono alternative, la libera circolazione delle persone essendo un assioma di origine divina, come le decisioni di Luigi XIV, detto re Sole.

Gianfranco Soldati