La settimana in corso è stata tragica perché la Russia vede un inasprimento degli attacchi sia sul fronte siriano, con la notizia del bombardamento dell’aereo russo in missione da parte di un razzo proveniente da un velivolo turco, sia sul fronte ucraino dove si sono riaccesi nuovi dissidi intestini.

La Crimea è al buio senza elettricità e ciò causa un disagio enorme alla popolazione. L’Italia, come altri paesi europei, ha scorte sufficienti per passare l’inverno ma il rischio che si corre è che  l’Ucraina si impadronisca del gas che transita nel gasdotto proveniente dalla Russia verso l’Europa. Mentre il governo Renzi resta in stand-by sulla questione Isis, ieri sera Putin e Hollande si sono incontrati nuovamente per rinsaldare la coalizione tra Francia e Russia, che avranno obiettivi comuni e la collaborazione delle rispettive  intelligence.

 

Ucraina, Siria e Libia: luoghi strategici
L’Ucraina è un avamposto al fine del controllo di Mosca visto che si trova a 500 chilometri dalla capitale russa. Anche la posizione della Siria è strategica poiché è una zona potenzialmente utile al commercio dei carburanti, mentre la Libia è un generatore di risorse energetiche petrolifere.
obama

 

Un nodo comune che unisce la Siria, Libia e Ucraina
C’è un nodo banale, una nota stonata che a un certo punto rimbalza e urla vendetta e sta per scivolare nell’oblìo dell’udito ma poi mi spacca la testa. Che cos’è, visto che non si chiama ISIS?
Magari è sfuggito ai più ma non a me. Infatti continuo a chiedermi perché Assad è al tal punto un nodo vitale per Obama da far sì che egli si scontri con Putin nella lotta all’Isis?

Perché nella crisi ucraina il governo ucraino è stato profondamente cambiato con l’inserimento di esponenti filo USA e filo Europa? Come mai si tenta di disarcionare il governo di Assad con gli stessi metodi con i quali fu abbattuto il governo di Gheddafi, ciò che ebbe conseguenze gravissime che l’Europa continua a pagare e pagherà? Tutto questo era utile e, se sì, per chi?

Forse sono utili governi istallati ad hoc, magari filo occidentali, accondiscendenti verso gli USA, a garanzia del loro colonialismo? A questo punto nella guerra contro l’Isis la cosa più importante non è sganciare bombe sul Califfo ma decidere chi vincerà e questo vale per tutte le potenze in gioco. Si giustificherebbero allora le palesi strategie degli USA volte a sopprimere le autonomie degli stati, esercitando nel contempo influenze economiche e politiche affinché si affermi un nuovo colonialismo.

Probabilmente chi batterà l’Isis dominerà la scena politica economica ed energetica mondiale; sarà la potenza numero uno per per tutto il prossimo secolo.

 

Gianna Finardi

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