dal blog www.pietroichino.it del senatore Pietro Ichino

IchinoNON SARÀ MAI LA SOLA REPRESSIONE A SRADICARE L’ASSENTEISMO ABUSIVO; MA ALCUNE DECISIONI GIUDIZIALI, COME QUELLA CHE HA ASSOLTO L’AUTISTA DELL’ATAC ASSENTE A CAPODANNO PER MALATTIA MA PRESENTE IN UN LOCALE PUBBLICO COME CANTANTE, NON AIUTANO IL MATURARE DI UN SENSO CIVICO RADICATO E DIFFUSO

cantanteUn corrispondente scrive al professor Ichino.

Carissimo Professore, buonasera a lei. La tedio con l’ormai confidenziale bollettino di guerra settimanale.

1) La sentenza “top” (nella speciale classifica del ridicolo sull’argomento) è del GUP di Roma. Il caso riguarda il proscioglimento dell’autista autobus ATAC . Accusato dalla Procura di truffa aggravata per essersi dato malato negli stessi giorni in cui la notte andava a esibirsi nei locali pubblici come cantante, il gup Stefano Aprile ha ritenuto che «Il fatto non sussiste» come reato perché, «la partecipazione all’evento canoro è perfettamente compatibile con la malattia». Infatti, il malessere che ha colto il dipendente la sera di Capodanno del 2014, era «diarrea» (come da certificato medico). In quell’occasione il tipo non poté muoversi di casa per andare a guidare il bus per i problemi allo stomaco, mentre la sera riuscì ad esibirsi in un noto teatro. Il giudice ha prosciolto l’indagato non solo sul presupposto che il canto è compatibile con la malattia, mentre quest’ultima è inconciliabile con il lavoro, ma anche perchè «il dipendente in malattia, al di fuori di specifici orari in cui è tenuto a trovarsi all’interno del domicilio per eventuali controlli da parte dell’autorità sanitaria, è libero di allontanarsi dall’abitazione e di svolgere qualunque attività». Svolta la visita fiscale, pertanto poteva andare dove desiderava.

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Nel silenzio assordante delle voci più autorevoli in materia, aspettiamo speranzosi, che altre voci di buon senso si alzino a sostenere che non sarà mai la sola repressione a debellare il fenomeno. Bastano pochi investimenti in informazione/formazione consapevole ed in tecnologia. Sicchè, prendo a prestito una famosa battuta di un film di Nanni Moretti: va bene, continuiamo così, facciamoci del male.

Cari saluti.
M.D.