Catro 90 anniTorno dall’isola una settimana prima della ricorrenza. Poca enfasi e nessuna retorica nelle strade, come è giusto che sia per un personaggio che, più volte, ha dato segni di insofferenza per la liturgia classica delle “democrazie popolari”. Il Comandante en Jefe de la Revoluciòn si gode la pensione nella sua Avana, sonnolenta e affascinante come sempre, e continua a deludere le speranze di chi, a scadenze regolari, avrebbe voluto vederne i funerali. Funerali che prima o poi verranno ma non come auspicato dai politicanti della globalizzazione finanziaria e ministri europei, passati e presenti. L’isola è in piedi, conta sulle proprie forze e sugli aiuti non finalizzati al reddito speculativo, dopo decenni  di ostracismo bigotto e irresponsabile che ha ottenuto il contrario di ciò che si prefiggeva. Molti “esperti” internazionali la vedono già come isola post-socialista e terreno di conquista delle multinazionali e dei loro business  plan. I cubani vogliono vivere meglio, confrontarsi con le abitudini di chi viene a far loro visita, vogliono sapere e capire, non partire o scappare. Chi l’ha fatto in buona parte è tornato o, residente all’estero, continua a tornare e a fare paragoni fra cosa ha lasciato e cosa ha ri-trovato. Raramente il giudizio è quello di aver fatto, allora, la cosa giusta. I pericoli per Cuba non sono questi. Mi preoccupa invece la perdita di brillantezza del Partito, un certo suo imbolsimento nei ranghi dei dirigenti intermedi dalla silhouette appesantita nel girovita, mi preoccupa il loro discorrere prevedibile,piatto, senza un’alzata d’ingegno, incautamente simile ai politicanti progressisti di casa nostra. Insomma credo che il maggior pericolo non venga tanto dal potente vicino yankee ma dalla “spinta implosiva” delle socialdemocrazie occidentali.

Per adesso il Comandante,da solo,basta e avanza a rintuzzare ogni fregola di sinistrata ispirazione; anche da pensionato e in silenzio. Un domani chissà. Le rivoluzioni vincono sì per la forza delle loro idee, ma anche quando riescono a confezionare una classe dirigente migliore di quella precedente.

Ed è qui il problema, con il tempo che passa.

Carlo Curti, Lugano