Ricevo e volentieri pubblico questa presa di posizione. Affinché non ci siano dubbi, dico subito che tra Gobbi e Righini scelgo Gobbi dieci a zero (pur non appartenendo al suo stesso partito). Quel consigliere di Stato Gobbi, che si sforza di gestire con equilibrio e autocontrollo una situazione difficile e molto pericolosa, facendo fronte alle irresponsabili e quasi folli provocazioni di una Bosia Mirra o di un Ruggero D’Alessandro, e di tutt’una massa di attivisti esagitati.
La frase più impagabile di Righini è la prima, che ho evidenziato in neretto. Se la nostra società “risolvesse” insieme al PS il problema dei migranti, sarebbe in breve tempo invasa e stravolta.
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La società attuale è fatta anche di problemi che vanno risolti insieme. Per affrontarli possiamo contare su una carta comune. E’ la nostra Costituzione che contiene gli intendimenti e i fondamenti della Confederazione, validi per tutti noi: Svizzeri e stranieri, socialisti, leghisti, oppure simpatizzanti di altre forze politiche.
Le frontiere non vanno chiuse con muri invalicabili e tantomeno spalancate al transito incondizionato delle merci e delle persone. La Costituzione federale non comprende né una chiusura né un’apertura incondizionata dei confini svizzeri. Neppure il Consiglio Federale, al quale spetta il controllo delle frontiere, ha previsto un inasprimento delle leggi in vigore.
Per affrontare questo tipo di problema serve un’azione decisa dello Stato, nel pieno rispetto della Costituzione e della legge. Il diritto all’asilo sul suolo svizzero è retto da una legge specifica (LAsi), una legge recentemente rivista, che prevede anche una procedura di esame rapida al fine di concedere l’asilo solo a chi ne ha diritto, respingendo chi questo diritto non lo ha. Questa è una decisione del popolo, dobbiamo prenderne atto. Non è questione di soluzioni buoniste, ma di quanto siano necessarie buone soluzioni, attente ai problemi reali e capaci di risolverli.
I 20 manifestanti di sabato scorso al confine di Chiasso, che avrebbero avuto parole dure contro le guardie di confine ed il capo delle istituzioni Norman Gobbi, non bastano per condannare le azioni di un Partito di governo come quello che presiedo. Così come le grida razziste di alcuni scalmanati non sono sufficienti per condannare lo stadio intero. Ma non sono indignato e non mi scandalizzo per tutto questo: disapprovo, semplicemente. Se ieri c’è stato disordine è giusto che ci sia stato un intervento. Uno dei compiti dello Stato è infatti quello di far rispettare l’ordine pubblico.
Disapprovo chi insulta le istituzioni e i loro rappresentanti. Mi oppongo a chi denigra le persone e lede la loro dignità, diffamandole. In questo processo non faccio distinzioni politiche, mi aspetto però correttezza e imparzialità. Disapprovo chi insulta e continua indisturbato ad insultare la Nazione, le nostre istituzioni e i partiti politici avversari. [Simili persone il buon Righini le dovrebbe conoscerle molto da vicino e molto bene! ndR]
Disapprovo chi approfitta della propria carica istituzionale per manipolare dei fatti di cronaca politica, strumentalizzandoli in favore delle proprie convinzioni. Questi metodi hanno il sapore della propaganda di Stato, sono impropri allo Stato di Diritto e sono avversi alla libertà. [Attacco a Gobbi, si suppone; ndR]
Il PS non si attribuisce il merito di aver aiutato per più di un mese 400 affamati alla porta di casa nostra, fra i quali 100 minorenni. Siano essi migranti economici o meno. Riconosciamo questo merito alla società civile, alle organizzazioni non governative e alla solidarietà di tutte le persone di cuore, svizzere e italiane. Il loro impegno ha permesso a questi migranti di continuare a vivere e sperare. Allo stesso modo il PS non si ritiene responsabile per le parolesconsiderate di alcuni agitatori che potrebbero appartenere a qualsiasi estrazione politica.
Anche noi rispettiamo il lavoro della polizia e appoggiamo le guardie di confine. Conosco alcune persone che vi lavorano e le stimo; non ho motivo per dubitare della loro onestà né di quella dei loro colleghi. Così come sono con il capo delle istituzioni di questo Paese quando nell’esercizio del suo dovere afferma di amare la Svizzera e il Ticino. Anch’io, amo il mio Paese e il nostro cantone. Conosco le nostre tradizioni. Rispetto i ticinesi e l’intero Ticino, anche quello di destra.
Per risolvere un problema, prima di agire, bisogna conoscerlo. A Como e a Chiasso siamo andati per valutare la situazione, per capirla. Il PSS ed i suoi rappresentanti al Consiglio Nazionale hanno incontrato anche le guardie di confine: hanno ascoltato e cercato di capire le loro difficoltà, il loro stato d’animo e il loro punto di vista. Ne è risultato un quadro esaustivo e una base di lavoro necessaria alla ricerca di soluzioni pertinenti.
Oltre all’amore per la Patria, dal capo delle nostre istituzioni attendo anche il senso dell’ordine e della disciplina, il senso della ponderazione, grande misura e oggettività, delle opinioni proporzionate alla necessità e delle decisioni di assoluta imparzialità.
Così come il Partito Socialista non insinua e non predende che né il capo del Dipartimento delle istituzioni né il movimento di maggioranza relativa in governo portino la responsabilità di questa grande tragedia umanitaria e di tutti i morti che porta con sé, il PS si attende che il movimento al quale lo stesso Consigliere di Stato appartiene agisca in ugual modo.
Il rispetto della dignità delle persone deve valere sempre, per tutti e ogni “Mattino”.
Mi dirigo direttamente a lei, gentile Consigliere di Stato: costruire un mondo di falsità per legittimare l’azione politica del vostro movimento e gettare nel discredito chi non la pensa come voi non giova affatto al bene comune.
Tra di noi ticinesi. Da vallerano a vallerano. Dia voce al direttore dell’organo del movimento al quale appartiene ancora. Servirebbe esprimersi in modo veritiero, con contegno, nel pieno rispetto della dignità delle persone e delle loro famiglie. Perché è proprio questo fare bugiardo, irrispettoso e denigratorio a offendere le nostre tradizioni nazionali, basate sulla verità, la lealtà e il rispetto reciproco.
Igor Righini, presidente PS