L’iniziativa ha vinto con il 57,4 % di SÌ. Che avrebbe vinto, l’abbiamo scritto chissà quante volte (abbiamo perso il conto) e non ci reputiamo a causa di ciò particolarmente intelligenti.
Il Controprogetto era stato messo lì solo per far tentare di far perdere l’iniziativa e i suoi “sostenitori” (secondo noi) neppure lo volevano.
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Innanzitutto, è doveroso ringraziare tutti i Ticinesi – sostenitori dell’UDC e della Lega, ma non solo – che, con il loro voto, hanno permesso questo successo tutt’altro che scontato. Un plauso va anche ai politici degli altri partiti che hanno lavorato in modo convinto e appassionato per ottenere questo storico successo.
Siamo contenti dell’eccezionale risultato, i Ticinesi hanno di nuovo ribadito quanto questo tema sia d’importanza vitale per il nostro cantone. Con “Prima i Nostri!” è stata realizzata la prima tappa del cammino verso un concreto miglioramento della situazione del mercato del lavoro in Ticino. La lotta contro la sostituzione della manodopera indigena e al dumping salariale che ne consegue, non è più un mero auspicio come proponeva il subdolo controprogetto che, pur proclamando la validità dei principi espressi dall’iniziativa, di fatto avrebbe permesso alle autorità di ignorarli bellamente al motto “a sa pò mía”. L’affossamento popolare del controprogetto sorprende soprattutto per le sue dimensioni: il 57,4% di NO è la dimostrazione che i Ticinesi sono arrivati a un punto tale di esasperazione che non si accontentano più belle parole, vogliono fatti. E i politici faranno bene a cogliere questo inequivocabile segnale.
Non ci illudiamo, naturalmente, che il problema sia così già risolto, altre tappe attendono il progetto le cui basi sono però ora sancite nella Costituzione quale mandato vincolante per Governo e Parlamento. È giunto dunque il momento di prendere coscienza dell’esito del voto da parte dei contrari (PLR, PPD, e la sinistra, i sindacati, e tutti gli altri scettici) e collaborare tutti insieme all’elaborazione entro termini ragionevoli, da parte del Parlamento, di una Legge d’applicazione che sfrutti ogni margine di manovra concesso dal federalismo elvetico, coscienti che il sovrano ticinese – seppur conscio delle difficoltà che una Berna federale asservita all’UE non mancherà di sollevare – non accetterà di farsi prendere in giro e saprà distinguere gli oggettivi impedimenti da ostacoli eretti a bella posta da chi oggi è uscito sconfitto dalle urne. Il popolo s’attende che ora si remi tutti nella stessa direzione, con un unico e comune obiettivo: la salvaguardia del suo interesse.
Di transenna, possiamo aggiungere che l’esito della votazione odierna è un segnale chiaro e forte ai parlamentari nazionali a Berna – in particolare lo dovrebbe essere per i deputati ticinesi ma, alla luce della decisione uscita in settimana dal Consiglio nazionale, non contiamo eccessivamente sul ravvedimento dei nostri rappresentanti (salvo ovviamente Chiesa, Pantani e Quadri, che sono gli unici ad aver difeso gli interessi del nostro cantone) – impegnati nell’applicazione dell’articolo costituzionale 121a.
Comitato di sostegno all’iniziativa “Prima i nostri!”