Una lettera senz’altro interessante, che volentieri pubblichiamo. Anche se, ci si consenta, è destinata ad innescare un probabile “dialogo tra sordi”. Da un lato il signor Hayek, che deve fare (per forza) i suoi affari industriali. Dall’altra Ivo Durisch, che si macera per i Meandri del Laveggio e vede – come lo vediamo noi, non abbiamo le fette di salame sugli occhi – la devastazione del territorio. Ma non si può avere, Ivo, contemporaneamente, tutto.
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Lettera aperta al Signor Nick Hayek
Egregio Signor Hayek,
abbiamo potuto ascoltare parte del suo intervento al Forum dell’Associazione svizzera gestori di patrimoni tenutosi a Lugano venerdì 18 novembre 2016.
Apprezziamo il suo slancio quando, motivando il mancato insediamento di una nuova fabbrica della Swatch a Genestrerio, lei invita il nostro Cantone ad essere più positivo verso l’industria, prendendo come esempio il Canton Giura.
Forse è vero, come afferma Lei poco dopo, che nel nostro Cantone abbiamo potuto godere delle rendite di posizione garantite dalla piazza finanziaria, oltre che, aggiungiamo noi, da quelle fornite dalle ex regie federali. Ma non la seguiamo completamente quando dice che l’industria in Ticino non ha giocato un grande ruolo. O meglio, la seguiamo solo se lei intende dire che abbiamo un’industria con un valore aggiunto inferiore al resto della Svizzera.
Ma se parliamo di numero di addetti e di utilizzo di territorio ebbene, lì si sbaglia. Forse lei non sa che in Ticino l’industria è ben presente.
Se la positività del Cantone verso l’industria la misuriamo con i numeri, questi non mancano e non hanno nulla da invidiare alle medie svizzere. Negli ultimi 10 anni il numero di addetti in Ticino è cresciuto del 21% a fronte di un aumento del 14% in Svizzera. Per quanto riguarda in particolare il secondario, in Ticino il numero di addetti è aumentato negli ultimi 10 anni del 18% a fronte di una crescita del 9% in Svizzera. E se in Ticino i numeri ci sono, purtroppo questi sono andati spesso a scapito della qualità del territorio e delle condizioni di lavoro, con caos viario, saturazione del fondo valle, precariato lavorativo e dumping salariale in forte aumento.
Considerati questi numeri non ci pare proprio si possa sostenere che il Canton Ticino non abbia accolto l’industria. Signor Hayek, durante il suo prossimo soggiorno in Ticino la invitiamo a fare un giro nel Mendrisiotto o nel Malcantone, in particolare quando i lavoratori pendolari vanno al lavoro o quando rientrano a casa: vedrebbe lunghissime lente colonne di automobili.
Oppure, se avrà occasione di percorrere le zone industriali di Stabio, Mendrisio, Grancia o della Valle del Vedeggio, potrà rendersi conto del destino che insediamenti industriali cresciuti in modo disordinato hanno riservato ai fiumi Laveggio, Scairolo e Vedeggio, oltre che ai loro dintorni. Proprio in reazione all’impatto negativo che un certo tipo di industria ha avuto sul territorio e sulla qualità della vita nella nostra regione, sono nati progetti come quello del Parco del Laveggio, che cercano di salvaguardare quel poco di suolo pregiato ancora libero nei fondo valle del Sottoceneri, trovando il consenso di numerosi cittadini contrariati da un tipo di sviluppo, chiamato impropriamente progresso, che non condividono più.
Ridare ai cittadini luoghi dove, anche in prossimità degli agglomerati urbani, si possa ancora godere della natura è diventato una priorità. E lì, le assicuriamo, è necessario molto entusiasmo e positività per continuare a proteggere paesaggi di pregio dalle ruspe.
Purtroppo la vostra scelta del sedime per la nuova fabbrica Swatch di Genestrerio era davvero infelice. Il nuovo stabile, ricordiamo di 43’000 metri cubi, avrebbe dovuto sorgere a diretto contatto con la zona dei Meandri del Laveggio: un ambiente protetto di importanza nazionale per la biodiversità oltre che luogo di svago per la popolazione locale. Questo, oltre a portare un ulteriore sfregio al paesaggio collinare del Mendrisiotto, avrebbe necessariamente compromesso gli ambienti umidi limitrofi, unici nel loro genere. Riteniamo che oggi una politica industriale lungimirante e positiva dovrebbe cominciare fin da subito a riutilizzare, anche in Ticino, stabilimenti industriali dismessi.
Concludiamo invitandola, signor Hayek, durante la sua prossima visita in Ticino a contattarci. Forse potrebbe confrontarsi con una platea differente da quella dei gestori patrimoniali. Una platea di cittadini cui soprattutto sta a cuore il proprio territorio e la qualità della vita delle persone che ci vivono.
Per il Comitato dei Cittadini per il territorio
Ivo Durisch e Grazia Bianchi