“Non si confondono economia ed etica!”

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(fdm) Destra e Sinistra (per fortuna) esistono ancora, ve lo dico io.  Esistono tanto di cervello quanto di pancia. Pamini provoca, Roic controbatte da par suo. Il discorso è aperto, non c’è solo la Tassa sul sacco… Sforziamoci di ampliare l’orizzonte!

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“La mia conclusione è molto semplice” scrive su Ticinolive il granconsigliere ticinese della Destra, Paolo Pamini, in risposta a una domanda di Martino Rossi sulla liceità (per dirla in modo elegante) delle azioni di repressione sanguinaria del popolo cileno – azioni che personalmente ritengo criminali, assassine e del tutto inumane – del dittatore Pinochet, “è molto semplice“ scrive Pamini “non può esserci libertà politica senza libertà economica, ma può esserci una (parziale) libertà economica senza libertà politica. Ed in presenza della libertà economica (per quanto monca), presto o tardi arriva anche quella politica perché un regime autoritario non è più tollerato o sostenuto da gran parte dei cittadini”.

pinochet2Pamini scrive, provoca e ottiene un bel dibattito “polemico-natalizio” sui social network; poi chiude baracca e burattini perché scatta il nuovo anno 2017. Ma i buoi sono già scappati dalla stalla e il sasso è stato lanciato nello stagno: a parte gli efferati crimini di Pinochet (uccisioni di massa, repressione totale, persecuzione degli avversari politici, instaurazione di una dittatura che non permetteva alcun dissenso), che Pamini per fortuna non assolve, l’idea che Pamini lancia è che “automaticamente” un’economia e un mercato liberi producano democrazia politica, insomma quella struttura politico-sociale che permette la coesistenza all’interno di una data società di idee diverse e modi diversi per esprimerle e che permette pure l’alternanza non cruenta del potere proprio in quanto democratica, che quindi di fatto permette alla maggioranza dei cittadini di definire il tipo di governo (e, si presume, anche di economia) che preferiscono.

Pamini-333-2-300Già a questo punto le tesi di Pamini fanno acqua: perché in uno stato di economia di mercato cittadini autenticamente liberi dovrebbero preferire sempre questo tipo di economia e non altri tipi, magari quelli a economia controllata? Il fatto che l’economia di mercato e i suoi rappresentanti politici abbiano vinto la “guerra” ideologica, di propaganda e di potere (“guerra ideologica” inaugurata con successo dalle presidenze americane e britanniche Reagan-Thatcher e proseguita sulle “ali” di quella che oggi chiamiamo la “globalizzazione”, anche se sarebbe più corretto chiamare il fenomeno “globalismo” nell’accezione di un largo dominio dell’economia finanziaria proposta dal sociologo Ulrich Beck) contro i loro omologhi che propugnavano le economie controllate non significa ancora che ciò accadrà per sempre (ed è proprio l’esempio cileno che può far testo in questo ambito: Allende vinse liberamente delle elezioni che permisero l’instaurarsi di un’economia controllata dallo Stato cileno con le conseguenti nazionalizzazioni nel campo economico). Ma qualcuno si è mai chiesto perché fu votato Allende in Cile? Beh, proprio perché antecedenti politiche di stampo capitalista avviarono il Paese al fallimento etico, morale e pure economico instaurando disuguaglianze di trattamento dei cittadini insopportabili.

Ma questo sarebbe ancora niente se in Pamini non si cogliessero addirittura tracce di un pensiero “mistico-religioso” a supporto delle sue tesi: una volta che il mercato libero si afferma, esso è poi sempre e comunque sostenuto dalla popolazione dato che è il sistema migliore, e nettamente, di gestione di una società. I mille esempi, anche e soprattutto contemporanei, della fallacia di questa tesi sono davanti agli occhi di tutti: il capitalismo competitivo e rivalitario su larga scala (quella globale) non porta vantaggi ai cittadini di Paesi lontani fra di loro, ma ne porta molti e graditissimi a coloro che ci lucrano sopra abbattendo i costi del lavoro su scala globale, ovvero andando a produrre dove il lavoro non costa (si dice “outsourcing”) e dove i diritti dei lavoratori sono carta straccia onde poi tornare a imporre nelle rispettive “patrie” condizioni di lavoro più rigide per i propri cittadini. Se, in ogni caso (i dati sono spesso contraddittori), di una pur piccola crescita globale onnicomprensiva si tratta nel novero della globalizzazione, questa crescita va in ogni caso appannaggio di pochissimi e non genera ricchezza per i cittadini comuni visto che le disuguaglianze di reddito e di possesso, qui e ora, si acuiscono a vista d’occhio.

Infine, e cosa più importante: Pamini, non si confonde l’economia con l’etica, non si scherza con gli eccidi e non si gioca con l’idea di ciò che è giusto per una popolazione umana. Non sarà mai un’idea di semplice accumulo (in un modo o in un altro) di beni materiali o di produzione maggiorata o di scambio accresciuto a fare la differenza a livello di condivisione, solidarietà, diritti delle minoranze, rispetto reciproco e aiuto a coloro che sono in difficoltà, insomma, tutto ciò che “produce” pace e progresso sociale. Questi valori, che sono nati e cresciuti in Occidente sotto sistemi economici diversi ma nella testa (e nel cuore) di uomini illuminati (cito qui solo Immanuel Kant e il suo testo “Per la pace perpetua”), sono stati conquistati e difesi da persone e movimenti che hanno creduto nell’inviolabilità di ogni essere umano, nei suoi diritti e nella sua possibilità ad affermarsi come individuo ma pure come membro di una collettività avendo la ventura di poter fruire di leggi giuste e paritarie per tutti in modo da poter sviluppare i propri talenti che sono, come ebbe modo di dire Martin Luther King, non uguali in tutti ma tutti ugualmente degni da perseguire con costanza e dedizione.

Sergio Roic