Pubblichiamo con piacere questo articolo di un convinto sostenitore della Civica, un ex docente di scuola media che conosciamo e apprezziamo da molti anni.

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Premetto che la mia decisione di votare sì al compromesso votato dal Gran Consiglio mi appare come la soluzione più ragionevole. In questo scritto tenterò di spiegarne le motivazioni ai lettori. In primo luogo mi è del tutto evidente che la civica non è affatto insegnata, o lo è in modo improprio e comunque insufficiente.

Non voglio mettere in dubbio l’onestà di vedute dei contrari, che temono un insegnamento troppo ed esclusivamente nozionistico. Il rischio è reale se abbiamo a che fare con insegnanti che conoscono poco le istituzioni, non seguono le vicende della politica attiva, e molto probabilmente si affiderebbero solo a manuali di domande e risposte, come erano presenti nei vecchi «catechismi» partitici sui quali tutto veniva regolato e sorvegliato dall’alto. Il mondo di oggi esige una maturazione personale diversa e più completa rispetto a quella che si esigeva, per fare un esempio, ai tempi del «Voltamarsina». Inoltre va detto che pur lodevoli tanti anni fa, libri di testo come il «Frassineto» non sono più praticabili. Penso che i promotori della novella legislativa, a sostegno dei quali ci sono stati ben settanta deputati, siano perfettamente consapevoli di ciò.

Però abbiamo un Comitato contrario, che spinge per il «no». Attualmente appare molto sostenuto dal mondo scolastico, in particolare dai Collegi dei docenti. Anche i Sindacati sembrano orientati verso il rigetto dell’iniziativa. Nel seno di queste compagini (e anche fra i favorevoli, cosa che deploro) vi sono persone unicamente intenzionate a spargere letame su chi non è della propria idea. Però ve ne sono altri, e penso molti, che credono con sincerità e buona volontà nel concetto di cittadinanza che, ammetterete, con la civica ha assolutamente a che vedere. Si tratta, se leggo bene dei loro intendimenti, di favorire una conoscenza diretta, attiva, della civica. Impegnando i ragazzi in forme di avvicinamento ai temi politici e istituzionali, e soprattutto di consapevolezza.

Rimane sul tappeto, tuttavia, il problema della conoscenza, che non è risolto. Un po’ tutti vediamo che i giovani in larga misura non conoscono più le nozioni di base che delineano, strutturano e danno sostanza al nostro mondo istituzionale, in particolare la Svizzera e i suoi Cantoni, il Ticino e i suoi Comuni. Non potrebbero nemmeno candidarsi per una carica senza venirsi a trovare completamente spaesati. D’altra parte, se si esaminano gli attuali programmi ticinesi di civica e si confrontano con quelli d’Oltralpe (Lehrplan 21 e Plan d’études romand) si constata uno spaventoso vuoto. C’è qualcosa ma non ricalca minimamente ciò che si prevede di fare negli altri Cantoni. E così, il buon docente che riesce ad appassionare alla materia «cittadinanza» i suoi allievi, deve accontentarsi di farlo senza dir loro quali sono le regole necessarie di questo impegno. Questa è la vera lacuna, a cui bisogna porre rimedio sollecitamente, con l’adozione di programmi comparabili con il resto della Svizzera. Solo in seguito il mondo scolastico potrà dire come questi intendimenti possono venire effettivamente realizzati, partendo dalle nozioni e non dai nozionismi.

Molto sinteticamente, questa è la ragione principale che mi spinge a votare sì. Spero che passi, perché se passasse il «no» avremmo sicuramente un lungo periodo di incertezze, con giovani magari capaci di discutere, ma spesso completamente ignari dei temi importanti che si affacciano alla nostra vita non più sicura come una volta.
Franco Cavallero