Nella notte di capodanno tra mille luci, brindisi, cenoni, in città è arrivato Fedez puntuale come un orologio, è salito sul palco per il count down e ha aperto il suo concerto spalancando le porte al nuovo anno.

Sinceramente il brindisi di capodanno a Parma nascondeva il vero calice dell’amarezza, tutto incorniciato dalla falsità, dalla menzogna perbenistica dei famosi auguri, buon anno, istante nel quale devi essere comunque felice .

Per accedere al concerto bisognava mettersi in fila, precisamente gli uomini in una fila e le donne in un’altra. Venivano passati al setaccio borse, zaini, tasche, borselli e gettati oggetti come rossetti, specchietti. Vietate bottiglie di vetro, lattine, petardi e qualsiasi oggetto ritenuto pericoloso nella perquisizione minuziosa fatta anche manualmente.

Ho provato a domandare a degli agenti venuti da lontano, dal sud dello stivale, proprio chiamati per questa emergenza, e mi hanno spiegato che sono protocolli di sicurezza attuati nelle piazze della regione Emilia per l’occasione del capodanno e che erano numerosissimi tutti gli agenti. Sono rimasta impressionata, sembrava una sorta di esercitazione militare.

La tristezza più grande è che abbiamo perso la libertà e nessun cancerto è bello in una piazza blindata da ogni tipo di sicurezza tanto che sembrava pronta ad un assedio imminente. In fondo al cuore c’era quel velo di paura e in quei calici alzati si beveva non solo all’addio al 2017 ma anche all’addio più fatale a quella repubblica pacifica, costruita col sangue delle guerre mondiali che aveva partorito un assetto dell’occidente in pace, senza confini europei e senza paura di stare tutti liberi insieme a festeggiare.
Testimonianza diretta di Lucia Patrini