Pubblichiamo questo interessante articolo nell’intento di lasciare agli avversari dell’iniziativa “No Billag” tutto lo spazio possibile per la loro propaganda. Abbiamo già pubblicato vari pezzi, e continueremo a farlo.

Un’unica osservazione. Bernasconi non vede (o meglio, poiché si tratta di un giornalista molto esperto, finge di non vedere) il punto fondamentale: quella che viene “offerta” è una informazione di Stato controllata dal potere politico.

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I promotori dell’iniziativa No Billag giocano con il fuoco. Abolire il canone radiotelevisivo significa infatti tagliare alla più grande agenzia culturale della Svizzera federale e plurilingue i mezzi per garantire sia alle maggioranze che alle minoranze un servizio pubblico radiotelevisivo completo e approfondito. Nulla è ovviamente immutabile, e quindi anche il canone radiotelevisivo non è di diritto Divino. Occorre però essere consapevoli che oggi come oggi è solo grazie al canone e alla radiotelevisione svizzera di servizio pubblico se tutte le regioni linguistico-culturali di cui è composto il nostro Paese possono usufruire di un servizio pubblico radiotelevisivo di pari valore, in grado cioè di permettere in tutte le regioni del Paese una formazione approfondita dell’opinione, requisito essenziale in un Paese a democrazia diretta come la Svizzera. Anzi, va precisato che tutto ciò (e non è poco se guardiamo fuori di casa) è reso possibile non genericamente grazie a un canone, ma grazie ad un particolare meccanismo di distribuzione perequativo dei proventi del canone, che potremmo chiamare di discriminazione positiva: gli svizzero-tedeschi ricevono infatti molto meno di quanto pagano, mentre gli svizzero-italiani e gli svizzero-francesi -proprio perche’ minoranze- ricevono molto di più di quanto pagano affinche’ possano dotarsi anch’essi di emittenti radiotelevisive di alta professionalità e rispondenti all’insieme dei bisogni del pubblico. Questo meccanismo di discriminazione positiva non è proprio solo della chiave di ripartizione del canone radio-tv. Si tratta dell’applicazione di un principio basilare della Confederazione elvetica, adottato istituzionalmente a più livelli nell‘intento di rafforzare la coesione federale: ad esempio, ai Cantoni piccoli sono assegnati due seggi in Consiglio degli Stati esattamente come a quelli grandi; la doppia maggioranza di popolo e Cantoni è inoltre richiesta per le modifiche costituzionali, ciò che attribuisce al voto di un urano un peso politico 44 volte superiore a quello del voto di uno zurighese. Il modello del servizio pubblico radiotelevisivo odierno funziona secondo questi stessi principi federalisti fondamentali per le minoranze.

Moreno Bernasconi