Capitol Hill è la collina di Washington DC che ospita il Congresso degli Stati Uniti d’America, più comunemente chiamato Campidoglio.

L’attesa audizione di un Zuckerberg visibilmente teso ed emozionato, vestito con un completo blu scuro e una cravatta azzurra al posto della solita t-shirt grigia e jeans, non ha riservato grandi sorprese. I senatori sono apparsi scettici, ma anche incerti sulle decisioni da prendere. Alcuni senatori sono nati e cresciuti quando non c’erano i social media, dimostrando di non avere le idee molto chiare sul funzionamento di Facebook o di Internet in generale

Il CEO di Facebook si è scusato formalmente martedì con il Congresso per gli errori che hanno portato allo scandalo di Cambridge Analytica e ha sottolineato che la sua azienda sta ripensando alle proprie responsabilità nei confronti degli utenti.

“E’ chiaro ora che non abbiamo fatto abbastanza per impedire che questi strumenti vengano usati anche per il danno. Ciò vale per fake news, le interferenze straniere nelle elezioni e discorsi che incitano all’odio, così come per gli sviluppatori e la privacy dei dati”, ha detto Zuckerberg. “Non abbiamo preso una visione abbastanza ampia delle nostre responsabilità e questo è stato un grosso errore. Mi dispiace, ho avviato Facebook, lo gestisco e sono responsabile per quello che accade”, ha continuato.

Sono stati 44 i senatori che hanno fatto un numero insolitamente alto di domande, e aveva solo cinque minuti di tempo assegnati per ciascuno. Forse la linea più memorabile del pomeriggio è venuta dal senatore repubblicano John Kennedy, che ha criticato Facebook per i suoi complicati termini di servizio. «Il tuo accordo con l’utente fa schifo», ha detto Kennedy.

Zuckerberg ha inciampato nel rispondere a un paio di domande, tra cui come lo staff di Facebook ha preso la decisione di non informare gli utenti del problema dei dati di Cambridge Analytica quando è venuto alla luce per la prima volta nel 2015. Nel complesso tuttavia, gli investitori hanno accolto positivamente la sua esibizione. Le azioni di Facebook hanno chiuso la giornata in rialzo del 4,5%.

Quando il senatore John Thune ha chiesto il motivo per cui la gente dovrebbe adesso fidarsi di lui dopo anni di promesse fatte per fare meglio, Zuckerberg ha ammesso che sono stati commessi molti errori nella gestione, impossibili da non commettere per un’azienda nata da una “stanza” fino a crescere alla dimensione attuale (due miliardi di utenti). Ora ha promesso che Facebook attraverserà il più ampio cambiamento filosofico nel modo in cui deve essere gestito.

L’udienza del Congresso arriva quasi un mese dopo la notizia che Cambridge Analytica, la società di consulenza britannica accusata di aver manipolato milioni di utenti per scopi elettorali legata alla campagna del presidente Donald Trump, ha ottenuto informazioni da ben 87 milioni di utenti di Facebook a loro insaputa. Lo scandalo dei dati ha spazzato via decine di miliardi di dollari dal valore di mercato di Facebook, ha spinto l’attenzione politica su entrambe le sponde dell’Atlantico e ha persino sollevato la domanda se Zuckerberg dovesse dimettersi da amministratore delegato.

Mentre Zuckerberg si assumeva la responsabilità delle mancanze di Facebook nella prevenzione dell’abuso della piattaforma, ha respinto l’idea che Facebook sia un monopolio e ha ribadito che Facebook si considera una società tecnologica piuttosto che una società di media. «Sono d’accordo che siamo responsabili per il contenuto, ma non produciamo il contenuto», ha detto, difendendo il modello di core business della società che è quello dell’utilizzo di dati personali per il targeting degli annunci.

Zuckerberg ritiene che offrire un servizio supportato da pubblicità sia il più allineato con la missione di connettere tutti nel mondo.

Non è ancora chiaro se nei prossimi mesi saranno prodotte nuove leggi per regolamentare i social media e mettere vincoli sulla privacy, eventualità su cui molti senatori sono apparsi restii. Le severe considerazioni fatte su Facebook in udienza sono sembrate più che altro un serio avvertimento nei confronti di Zuckerberg per indurlo a fare meglio e a rimediare velocemente agli errori compiuti