Questa mattina è ricominciato il processo iniziato ieri contro il 43enne Michele Egli che la sera del 14 ottobre del 2016 ha brutalmente assassinato sua cognata Nadia Arcudi.

Nel corso del processo l’imputato ha dovuto rispondere alle accuse di appropriazione indebita e falsità in documenti legate alla malversazione ai danni della SUPSI per circa 300mila franchi. Egli avrebbe sistematicamente registrato importi inferiori rispetto a quelli incassati dagli studenti che ricaricavano le tessere per le fotocopie: “Tutti prendevano soldi dalla cassa per poi rimetterli, visto che era gestita da me potevo prelevare il denaro senza che nessuno se ne accorgesse” ha dichiarato l’accusato. Ha inoltre aggiunto che la situazione economica in cui versava la sua famiglia lasciava a desiderare e che ha usato parte dei soldi intascati proprio per estinguere i precetti esecutivi.

Quando il discorso si è spostato sulla tragica vicenda dell’omicidio Michele Egli ha spiegato che ha conosciuto la cognata 18 anni fa e che aveva stretto con lei un rapporto di amicizia e amore fraterno che l’hanno portato a farle diversi regali che l’uomo ha ammesso fossero un po’ un pretesto per vederla di più. Quest’ultima affermazione ha fatto dubitare del fatto che non ci fosse un interesse amoroso da parte dell’imputato nei confronti di Nadia Arcudi. L’imputato infatti ha ammesso poco dopo che se non avesse incontrato la moglie prima di Nadia, si sarebbe probabilmente innamorato di lei.

Il rapoprto in famiglia all’epoca dell’omicidio tuttavia non sembra di certo idilliaco: c’erano state infatti diverse tensioni a causa della villetta di via Cava a Stabio che Nadia avrebbe voluto acquistare.

Il giudice Amos Pagnamenta si è concerntrato soprattutto su alcuni dettagli e incongruenze dell’intera vicenda relativa all’assassinio. Non è chiaro, per esempio, come mai l’imputato abbia voluto incontrare la cognata da sola la sera del 14 ottobre e abbia invece fatto di tutto per non doverla vedere la sera in compagnia degli altri famigliari. Oggetto di discussione anche i fantomatici biglietti per il concerto dei Coldplay che Egli ha sempre sostenuto fossero il motivo per cui i due dovevano incontrarsi. È emerso infatti che non erano altro che una pagina stampata dall’uomo stesso e che rappresentavano soltanto una promessa di comprarli una volta giunti sul posto. Tutto fa pensare che non fossero altro che un pretesto per recarsi a casa della donna.

Durante l’incontro i due avevano avuto un diverbio sulla questione della villetta. Nadia avrebbe alzato la voce. “Non riuscivo a dire nulla. A un certo punto si è girata verso la scrivania e mi sono sbloccato e ho pensato che dovevo farla smettere di urlare e ho cercato un qualcosa (di grosso) sulla scrivania” ha raccontato Egli.

Quella fatidica sera l’imputato ha colpito la donna con una bottiglia di vetro per poi stragolarla con una sciarpa. Dopo il fatto di sangue Egli ha cenato in tutta tranquillità al ristorante con la sua famiglia e in seguito dormito per sette ore consecutive. Il dottor Carlo Calanchini ha così commentato questo inquietante  fatto: “Premetto che non sono in grado di spiegare tutto. Anch’io sono rimasto sorpreso di questo aspetto. Evidentemente i meccanismi difensivi sono particolarmente efficaci. E ciò dimostrerebbe l’intensità del disturbo di personalità”.

Significativo anche che secondo il dottore l’imputato non prova un vero e proprio pentimento, o perlomeno non ancora: “Ho visto degli indizi di rimorsi”.