«Hot spot in Africa, per “aiutarli a casa loro”»

Il Ministro degli Interni italiano, Matteo Salvini, è volato stamani oltre il mediterraneo, sulle coste Libiche, dove a Tripoli ha incontrato i suoi omologhi: il Ministro degli Interni Abdulsalam Ashour  e il vicepremier Ahmed Maiteeq, con il quale ha tenuto una conferenza stampa, alla presenza anche di Fayez Al Sarraj, capo del governo di accordo nazionale.

E se Salvini ha ribadito, coerentemente con quanto espresso da Conte a Bruxelles, il freno dell’Italia alla creazione di ulteriori hot spot di profughi in Italia, dal canto suo  Maiteeq ha respinto l’ipotesi della creazione degli stessi in territorio libico. “Gli hot spot verranno fatti in Ciad o in Sudan”, è stata la finale e condivisa opzione necessaria, ma solo sulla carta. Tuttavia un tavolo tecnico di lavoro è previsto già per la settimana prossima.

Salvini ha poi visitato un centro profughi in Libia, di accoglienza e protezione, che sarà definitamente pronto tra un mese per accogliere più di mille persone, in accordi con l’Unhcr. In disaccordo dunque con quanto affermato precedentemente da Papa Francesco a Ginevra, ha smontato palesemente la “retorica delle torture” poiché questo è “un centro all’avanguardia.” “Non pretendo in cinque ore di aver scoperto l’universo libico, se ci sono cose che non funzionano è possibile. In ogni caso per i migranti sono più pericolose le Ong che i campi libici.”

Nel frattempo nel Mediterraneo sono ferme da alcuni giorni navi battenti bandiere svedesi e danesi, che vorrebbero attraccare nei porti italiani, ma si trovano le porte sbarrate non solo dall’Italia quanto anche da Malta. Una delle nave Ong, la Lifeline, chiederà accoglienza alla Francia, ma i cugini d’oltralpe rifiutano, scaricando la bollente patata dell’immigrazione, sostenendo che “tocchi all’Italia accoglierli.”