La tensione è palpabile tra la Turchia e gli USA dopo il crollo vertiginoso della lira turca che ha perso il 16% del suo valore rispetto al dollaro solo nella giornata di venerdì e il 43% dall’inizio dell’anno. Per il presidente Erdogan gli Stati Uniti stanno conducendo una vera e propria guerra economica. Come per dargli ragione, Trump ha annunciato su Twitter che i dazi sulle importazioni di acciaio ed alluminio verranno raddoppiati: “Ho appena autorizzato il raddoppio dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio nei confronti della Turchia, poiché la sua valuta, la lira turca, si sta rapidamente deprezzando contro il nostro forte dollaro! Ora saranno del 20% per l’alluminio e il 50% per l’acciaio! Le nostre relazioni con la Turchia non sono buone di questi tempi!”.

L’annuncio del presidente degli USA non ha fatto che peggiorare la situazione. Il Sultano ha dichiarato in relazione alle sanzioni che “Le azioni unilaterali degli Usa nei confronti della Turchia serviranno solo a minare gli interessi e la sicurezza americani” e ha inviato al New York Times una lettera in cui fa leva sull’importanza che la Turchia ha per la NATO in Medio Oriente, minacciando di privare l’organizzazione di uno dei suoi avamposti più importanti. “Prima che sia troppo tardi Washington deve rinunciare all’idea che le nostre relazioni siano asimmetriche, e accettare il fatto che la Turchia ha alternative” scrive nella lettera Erdogan sottolineando come il suo paese sia stato un alleato fondamentale degli USA a partire dalla Guerra Fredda in poi: “La Turchia si è precipitata in aiuto degli Stati Uniti ogni volta che fosse necessario. Eppure gli Stati Uniti hanno ripetutamente e coerentemente omesso di comprendere e rispettare le preoccupazioni del popolo turco. E negli ultimi anni, la nostra partnership è stata testata da disaccordi”.

Le tensioni tra i due paesi sono senz’altro alimentate anche da altre questioni spinose. Tra queste la fuga di Fetullah Gulen, la mente dietro al fallito golpe del 2016, negli USA dove è stato accolto in Pennsylvania. Secondo Erdogan sulla questione non c’è stato alcun progresso in quanto gli USA non hanno accolto la richiesta turca di estradizione di Gulen.

Punto di disaccordo tra i due paesi anche il supporto offerto dagli USA alle milizie curde in Siria. Secondo i turchi Washington ha inviato “5.000 camion e 2.000 aerei per consegnare armi al PYD/YPG negli ultimi anni”, queste armi sarebbero state poi state utilizzate per colpire civili e militari turchi in Siria, Iraq e Turchia stessa.

Alla luce di tutto questo, il NYT pone la legittima domanda: “La Turchia è ancora alleata dell’America?”.