“Creare moneta a piacimento per non essere mai insolventi”
“Cinque milioni di burocrati in Francia, e quattro in Italia”

Le banconote che teniamo in tasca, siano esse espresse in franchi, euro, dollari o altra valuta, sono definite «fiat money». In effetti il loro valore intrinseco è di pochi centesimi (costo della carta e della stampa) ed il valore convenzionale per il quale noi le accettiamo è fissato dalla Banca centrale che le emette. Solidità e affidabilità della Banca emittente e del relativo Governo sono per noi la garanzia. Dal 1944 al 1971, conseguentemente agli accordi di Bretton Woods, vi era la garanzia degli USA della conversione in oro della valuta ma è storia passata.

L’importanza che ha la fiducia nella solidità di finanze, economia e amministrazione dei singoli Stati (o gruppi di Stati per l’euro) che emettono valuta dovrebbe costituire un freno contro politiche sconsiderate e spendaccione. Stati straindebitati, mal amministrati e dagli instabili regimi politici incontreranno maggiori difficoltà e dovranno assumere maggiori costi per potersi finanziare. Il famoso «spread» spesso citato parlando dei tassi per l’Italia è l’espressione di tale maggior o minor fiducia, come pure lo è la recente svalutazione della lira turca.

Il trend delle sempre maggiori spese statali dal 1970 via ha contribuito ad un generale peggioramento dei conti pubblici. In un Paese importante quale la Francia da Giscard d’Estaing (eletto nel 1974) in poi tutti i presidenti che si sono succeduti hanno chiuso i conti dello Stato in rosso.

Le sempre maggiori esigenze per le spese statali non possono venir semplicemente coperte con l’aumento delle imposte. Con imposizioni a vario titolo il potere pubblico assorbe già circa il 50% del reddito prodotto dalla nazione, vale a dire dai cittadini che lavorano sei mesi per lo Stato. L’aumento della pressione fiscale non solo incontrerebbe numerose opposizioni ma potrebbe avere conseguenze negative sull’economia.

Come detto sopra, il livello di indebitamento raggiunto lascia pure pochi spazi o addirittura nessuno per Stati come l’Italia nei quali il rapporto debito pubblico/PIL supera il 132%.

Foto Wiki commons

Tutte queste preoccupazioni sembrerebbero inutili e superate perché ormai è arrivata la «Modern monetary theory» (MMT). La più nota rappresentante di questa scuola di pensiero economico è Stephanie Kelton, un’economista già consulente di Bernie Sanders, candidato alla presidenza degli USA, ed oggi di Alexandria Ocasio-Cortez, l’attuale esponente dell’ala socialista del Partito democratico negli USA. Stando a questa teoria i debiti pubblici non debbono preoccupare gli Stati. Infatti, tramite la loro Banca centrale possono stampare (creare) moneta a piacimento e pertanto non saranno mai insolventi. Per finanziare le spese e gli investimenti pubblici, comprese opere di infrastruttura, non è necessario aumentare le tasse, emettere obbligazioni statali o cercare finanziamenti, basta stampare moneta.

Secondo la professoressa Kelton la sua teoria permette allo Stato di assicurare anche la piena occupazione come pure di finanziare il «Green New Deal» propugnato dalla già citata deputata democratica (socialista) del Bronx Ocasio-Cortez, o altri simili costosi progetti.

Lascio il giudizio sulla tesi della MMT a noti economisti USA dell’area democratica, quali Larry Summers e Paul Krugman, che la considerano opera da imbonitori o stregoni.

Le devastanti critiche di eminenti professori, oltretutto appartenenti allo stesso vasto arcipelago ideologico della professoressa Kelton e colleghi, non devono però indurci a sottovalutare la pericolosità della teoria della «modern money». Ipertrofiche e costose (direttamente e indirettamente) burocrazie, che oltretutto costituiscono blocchi che paralizzano riforme strutturali (ad esempio nello Stato e parastato oltre 5 milioni di burocrati in Francia e 4 milioni in Italia), partiti svuotati dai valori e alla continua ricerca di favori e imbonimenti per la loro clientela, la ormai generalizzata tendenza a ricorrere allo Stato e alle finanze statali per ogni problema, fanno sì che molti siano lieti di disporre di teorie anche cervellotiche che diano una parvenza di serietà economica alle loro richieste e progetti politici. Gli emuli di Perón, Chávez e tanti altri dilapidano scriteriatamente le fortune beotamente aspirando all’egalitarismo della miseria generalizzata.

Tito Tettamanti

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata