A pochi metri dal terrazzo di casa, dove ceniamo nelle sere d’estate

Pubblichiamo questa interessante opinione di Battista Ghiggia, che sottoponiamo alla valutazione del lettore.

L’avvocato Ghiggia è sotto tiro, attaccato dal Caffè e dalla Regione, punte di diamante della sinistra mediatica. La sua posizione è delicata. Domani si terrà la Convention elettorale della Lega; per lui il momento sarà decisivo. Noi, con dispiacere, non potremo esserci da “giornalisti” (virgolette obbligatorie) perché impegnati in un torneo di bridge.

Scriveremo a sera il nostro commento.

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La quinta generazione di antenne per la telefonia mobile, pensata per collegare oggetti e persone in un’unica grande rete, non può essere fermata ma nemmeno attivata sul territorio in questo modo e con queste tempistiche.

Abbiamo bisogno di più tempo per capire come stanno davvero le cose, è troppo importante per la nostra salute. Le opinioni rese pubbliche finora da tecnici esperti sono discordanti.

Per questo secondo me la questione è da affrontare da un altro punto di vista, considerando anche il fatto che nessun cittadino ha mai vissuto almeno 3 anni con le antenne 5G attorno casa.

I test tecnici potranno anche dare alcune indicazioni di carattere tecnico, ma il vero impatto che queste antenne hanno sulla nostra salute lo possiamo misurare soltanto prendendoci il tempo per capirlo.

Ritengo sia importante essere critici, e pur senza essere degli esperti, dobbiamo porre le giuste domande.

Per esempio, nel contratto di concessione è prevista una data oltre la quale le frequenze millimetriche, quelle superiori ai 3GHz, tanto per intenderci, potranno essere utilizzate dai provider senza alcun avviso alla popolazione? Oppure una volta attivate, l’aumento delle frequenze potrà avvenire silenziosamente da un ufficio tecnico qualsiasi?

Nel contratto di concessione è prevista una clausola che impedisca ai fornitori di servizi di utilizzare le frequenze superiori ai 2 GHz per un certo numero di anni senza una comunicazione chiara alla popolazione?

Quali sono i motivi per cui non è possibile identificare delle aree specifiche del Cantone in cui installare questo tipo di antenne lontane dall’abitato? Forse perché il loro corretto funzionamento può avvenire soltanto tra le aree abitate e frequentate dalle persone?

Laddove uno o più cittadini dovessero accusare improvvisamente sintomi particolari potenzialmente riconducibili a un’antenna 5G, è previsto un piano di assistenza medica e psicologica dedicato in questa delicata fase iniziale, considerato il fatto che nessuno oggi è in grado di fornire dati certi e neutrali sulla loro reale sicurezza?

Io dico stop al 5G diffuso in questo modo. Dico no a questo tipo di progresso forzato senza un’adeguata alfabetizzazione digitale alla popolazione, e senza una tutela per la nostra salute post-installazione. Le antenne una volta installate non le toglie più nessuno.

Meglio congelare il 5G per qualche mese, per capire come stanno realmente le cose, che mettere i nostri cittadini in condizioni di accettare allettanti proposte finanziarie da parte di Swisscom e compagnia bella, pur di poter installare antenne su antenne in tutto il Cantone Ticino.

La salute prima di tutto. Tu cosa ne pensi?

Battista Ghiggia