Duro colpo per il Primo Ministro 
israeliano Benjamin Netanyahu accusato dal Procuratore generale Avichai Mandelblit di corruzione e frode a seguito di tre anni di inchieste. È la prima volta che un primo ministro israeliano in carica viene incriminato per reati penali.Netanyahu dovrà affrontare in tribunale laccusa di aver accettato soldi e regali di lusso da suoi amici in cambio dell’esercizio della sua influenza a loro vantaggio.

I problemi legali di Netanyahu hanno afflitto i suoi ultimi anni di carriera politica, facendolo concentrare più sulla sua sopravvivenza politica attraverso la ricerca di nuove leggi che gli garantiscano l’immunità dall’azione penale, piuttosto che sul governo. Questo è uno dei motivi principali dell’attuale paralisi politica del paese che ha determinato un punto morto nella formazione di un governo di coalizione dopo le ultime due elezioni generali

Non esiste un ostacolo legale per Netanyahu per continuare a rimanere in carica come primo ministro anche se l’accusa di reato di corruzione è un reato grave. La legge israeliana glielo consente fino al verdetto finale. Ma certamente la sua posizione è diventata difficile in quanto saranno i suoi alleati politici a decidere se restare o meno al suo fianco nei negoziati di coalizione in corso.

Netanyahu ha negato qualsiasi illecito affermando che fanno parte di una “caccia alle streghe” orchestrata politicamente per allontanarlo dall’incarico di formare ilgoverno. “Le accuse false e motivate politicamente equivalgono a un tentativo di colpo di stato”, ha detto Netanyahu durante un discorso televisivo. Non si dimetterà anche se incriminato e non è legalmente tenuto a farlo se non condannato. La gravità delle accuse, che lo porterebbero a rischiare fino a dieci anni di prigione, potrebbe danneggiare in modo significativo la sua immagine

In un primo caso, le accuse riguardano l’aver ricevuto regali, come sigari, champagne e gioielli, da alcuni uomini d’affari miliardari tra cui Arnon Milchan, produttore cinematografico israeliano, e l’australiano James Packer, che controlla uno dei più grandi gruppi di sale da gioco e di intrattenimento. In un secondo caso è accusato di collusione con Arnon Mozes, proprietario di uno dei più grandi quotidiani in Israele, Yedioth Ahronoth, mirata a sfavorire i giornali rivali in cambio di una copertura preferenziale  nei media. Il terzo caso, quello più grave, ruota attorno alle accuse secondo le quali Netanyahu avrebbe concesso favori attraverso modifiche normative alla principale società di telecomunicazioni israeliana, la Bezeq Israel Telecomin cambio di una copertura positiva su di lui e su sua moglie su un sito web d’informazione controllato dall’ex presidente della società. La moglie di Netanyahu, Sara, è stata condannata a giugno in un altro caso che non lo coinvolge, per aver abusato illegalmente di fondi pubblici per pasti sontuosi nonostante avesse un cuoco interno concesso dallo stato.

I risultati delle elezioni generali non hanno fornito a nessun partito una chiara maggioranza. Né Netanyahu né il suo rivale Benny Gantz, sono riusciti a formare un nuovo governoUn fatto che non ha precedenti nella storia dello Stato di Israele. Il presidente israeliano, Reuven Rivlin, ha chiesto al parlamento di trovare entro l’11 dicembre un nuovo candidato in grado di avere il sostegno della maggioranza parlamentare per la formazione del nuovo esecutivo sollecitando nello stesso tempo un compromesso per rompere lo stallo politico ed evitare nuove elezioni. Compito arduo.

Gli oppositori politici stanno pensando di presentare una petizione all’Alta Corte di giustizia per costringere Netanyahu a dimettersi. La legge che consente ad un primo ministro di rimanere in carica anche se accusato non è stata mai messa alla prova in quanto Netanyahu è il primo capo di un governo israeliano ad affrontare accuse penali mentre è in carica. In un precedente caso, la Corte Suprema stabilì che un ministro del governo che viene accusato di reati penali deve dimettersi. 

Risulta difficile pensare che l’Alta Corte di giustizia intervenga se Netanyahu riuscirà a formare una nuova coalizione. Ci potrebbe essere una crisi istituzionale soprattutto se il parlamento approvasse una legge che conferisce il potere di veto su determinate decisionidell’Alta Corte. Ma se Netanyahu non sarà più primo ministro non avrà le basi per ritardare il processo a suo carico.

Giorni difficili per lo Stato di Israele, dove il 65% degli israeliani, secondo un recente sondaggio condotto dall’Israel Democracy Institute, crede che il primo ministro debba dimettersi a seguito delle accuse di corruzione e non a seguito di una condanna. Giorni difficili anche per Netanyahu, in quanto la sua capacità di gestire gli affari di stato verrà influenzata negativamente dalla contemporanea difesa in tribunale. 

Il dramma politico è di casa in queste settimane in Israele. Un processo politico da una parte e un processo legale dall’altra che stanno spingendo Israele in un nuovo periodo di incertezza e di crisi. 

Le terze elezioni politiche sembrano ormai in arrivo.