Alle ultime elezioni del 2016, il Tycoon salì (anche) grazie ai voti degli evangelici d’America: più dell’80% di loro votò per lui. Non deve stupire che un uomo come Donald Trump, in passato così mondano (e latin lover) abbia il favore da quella parte della religiosità americana più “bacchettona”: essi vedono in The Donald proprio la perfetta sintesi tra l’ormai lontana figura del peccatore e l’attuale paladino della Cristianità umiliata dal presente e da lui stesso difesa.

Per gli evangelici d’America, non importa da dove viene Trump, e se sia stato un peccatore. L’importante, dicono, è che ora sia un peccatore pentito. Anzi, un difensore della Cristianità, nell’Eterna lotta tra il Bene e il Male.

Ed è proprio Trump a liberare “dal male” le comunità d’America. In lui è posto il credo da coloro che “prendono la Bibbia alla lettera” e credono “nella rinascita” non già di ogni uomo ma dal peccato originale.

Così, dal King Jesus International, da Miami al Massachusetts,  gli evangelici si sono riuniti per acclamare Trump, ora in gioco per la campagna elettorale del 2020. Poiché, nonostante siano già passati quattro anni dalle ultime elezioni (sì, il tempo vola) per alcuni (anzi, molti, un paio di milioni), idee reazionarie cristiano-bibliche possono ancora entusiasmare. Ed influire sulla politica.