Accusato di spionaggio a discapito di Qassem Soleimani, il capo delle forze d’élite iraniane, ucciso in un raid USA a Baghdad il 3 gennaio scorso, Mahmoud Mousavi Majd, “spia” che avrebbe, quindi, fornito agli USA informazioni determinanti per l’omicidio mirato del generale, è stato impiccato.
Ex traduttore della forza Qods delle Guardie della rivoluzione islamica, Majd – che risiedeva in Siria dagli anni Settanta con la famiglia, è stato accusato d’essere “implicato” nell’uccisione del generale.
Inizialmente Majd si era discolpato, sostenendo di essere stato tratto in arresto molto prima dell’uccisione di Soleimani, ovvero nell’ottobre 2018, ma, come scoperto dagli investigatori, si era messo in contatto con i vertici militari iraniani impegnati in Siria a sostegno di Bashar al Assad, nell’area tra Idlib e Latakia.
Grazie alla sua profonda conoscenza dell’arabo, Majd si sarebbe messo in comunicazione con i comandanti di zone strategiche, per vendere le loro informazioni a comandanti USA e Israele, in cambio di dollari americani.
In stretto contatto con la CIA, come mostrato anche da un video iraniano, Majd non ha avuto scampo. Tradito da una conversazione intercettata dai Pasdaran, ha subito la condanna capitale.
Un’altra presunta spia è recentemente stata giustiziata, si tratta di un funzionario della divisione aerospaziale del ministero della Difesa, Reza Asgari, che avrebbe venduto agli americani informazioni segrete sul programma missilistico della Repubblica Islamica.