Il 12 marzo di 100 anni fa nasceva Giovanni Agnelli, che guidò per tre decenni dalla metà degli anni Sessanta alla metà degli anni Novanta, l’azienda Fiat, assieme Cesare Romiti, sempre al suo fianco.

Icona dello stile italiano nel mondo, emblema del capitalismo piemontese, Giovanni (detto Gianni) Agnelli nasce a Torino il 12 marzo 1921, secondo dei sette figli della coppia Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte dei Principi di San Faustino, viene nominato il 30 aprile 1966, dall’ormai ultraottantenne presidente FIAT Vittorio Valletta,  sostituto di questi. Per la famiglia Agnelli è la svolta, dopo oltre 20 anni di presidenza Valletta,  il timone aziendale della Fiat torna alla famiglia Agnelli.

Giovanni Agnelli, foto archivio Fiat, condivisa con Licenza da Wikipedia

L’imprenditore ha 45 anni, il suo sogno è l’internazionalizzazione della FIAT e, due anni dopo la sua nomina,  stringe con François Michelin, proprietario del pacchetto di controllo della Citroën, un accordo, attraverso il quale la Fiat vorrebbe acquisire tutto il marchio francese: il sogno, però, fallisce quattro anni dopo, perché la Citroen non concede il controllo totale alla Fiat, la quale, senza il controllo totale dell’azienda, non può imporre nulla senza accordo con le altre forze in gioco; può solo investire per ammodernare impianti e strutture.

Così, la quota Fiat viene ceduta alla Peugeot e Agnelli torna al timone in acque completamente italiche. Sono gli anni ’60: se da un lato la crisi economica del ’64 investe il mercato, dall’altro gli scioperi e i cosiddetti “serpentoni” di lavoratori (alcuni dei quali affiliati a Lotta Continua)  rendono problematiche le condizioni di lavoro per gli impiegati che non vogliono scioperare, (i cosiddetti “colletti bianchi”).

Ma il nuovo decennio degli anni ’70 entra con tutta l’irruenza del mondo che cambia, e così anche alla Fiat: Cesare Romiti viene assunto ai vertici, vigilando sulla imponente trasformazione che Agnelli apporta all’azienda trasformandola da un’azienda industriale in una holding finanziaria, da cui altre da cui altre holding di settore possano dipendere, con rispettive società operative.

Nascono così la Fiat-Allis, il settore macchine agricole, l’Iveco, il settore veicoli industriali, la Macchine Movimento Terra, la Teksid (fonderie, produzioni metallurgiche e altro) e molte altre ancore, come la fondamentale Fiat Auto (appartenente al settore delle autovetture e veicoli commerciali leggeri).

Poi, negli anni ’80, ritornano i conflitti tra le forze sindacali italiane e l’imprenditoria di Agnelli: emblema delle relazioni tra il mondo degli industriali e i sindacati nel nuovo decennio.

Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini con Gianni Agnelli.

Tra il 1990 e il 2001 la quota di mercato FIAT in Italia si riduce paurosamente e scende da circa il 53% a circa il 35%, mentre in Europa da poco più del 14% a meno del 10%. Quindi, con l’avvento del nuovo secolo, Gianni Agnelli, convinto che la Fiat non riesca ad affrontare da sola l’ormai alta a sfida del mercato mondiale apre agli americani e stringe un accordo con la statunitense General Motors (GM), in seguito al quale l’azienda a stelle e strisce acquista il 20% della Fiat Auto pagandolo con azioni proprie; la Fiat apre anche alla Germania, e vengono così stretti accordi tra gli stabilimenti Fiat Auto e gli stabilimenti Opel, la consociata europea tedesca di GM.

Agli albori del nuovo secolo, il 24 gennaio 2003, Gianni Agnelli muore, all’età di 81 anni, nella città natia, Torino, nella sua storica residenza collinare Villa Frescòt, a causa di un tumore contro il quale combatteva da tempo.

Il funerale sarà di Stato, trasmesso in diretta su Rai 1, si terrà nel Duomo di Torino, e sarà seguito da un’enorme folla. La moglie scriverà una lettera aperta al direttore del quotidiano La Stampa per ringraziare tutte le figure di spicco nonché l’immensa folla di cittadini presenti. Sepolto nella monumentale cappella di famiglia presso il piccolo cimitero di Villar Perosa, Giovanni Agnelli è considerato l’emblema del made in Italy nel mondo, tant’è che oggi la Rai gli dedicherà un’intera giornata, su tutti suoi canali (da Rai1 a Rai3), per ricordare il capo dell’azienda di famiglia, la Fiat, che per 40 anni, a partire dal 1966, divenne il simbolo del capitalismo italiano.

In un secolo – lo scorso – la Fiat ha attraversato mutazioni e crisi, sempre pienamente inserito  nell’industria, nella politica e nella società italiana.