di Vittorio Volpi

Biden non è un appassionato della diplomazia spettacolo del suo predecessore Donald Trump con il leader nord coreano Kim Jong-un. Gli incontri, tre, con pacche sulle spalle e la speranza di Trump di ottenere un accordo dove il maresciallo Kim abbandonasse le sue atomiche, secondo Biden, erano lontani dal buon senso e dalla logica.

A Pyongyang saranno pure un paese eremita, isolato dal resto del mondo, ma per contro sono molto accorti e furbi. Se analizziamo, dalla tragica fine della guerra civile (1950-53) con l’appoggio di due potenze come Cina e Urss, sono riusciti a rimanere totalmente indipendenti e tenere fuori dall’uscio  di casa la loro presenza militare. Sfruttando il comportamento dei vari presidenti americani alternanti, il prossimo che arriva fa il contrario del suo predecessore, i nordcoreani passo dopo passo hanno costruito il loro arsenale militare nucleare combinato con missili a lunga gettata che possono persino colpire il territorio americano.

In campagna elettorale ci sono stati scambi di invettive fra Washington e Pyongyang. Kim dava a Biden l’appellativo di pazzo con basso QI (quoziente intellettuale) e Biden replicava con thug, un delinquentello. Si presumeva che dopo le elezioni la musica cambiasse e che Biden avrebbe continuato la politica di grande apertura di Trump.

Dopo essersi preso del tempo, non considerando Biden una causa prioritaria la Corea del Nord, si è definito un atteggiamento chiaro. Biden ha declassato l’importanza e priorità del problema della Corea del Nord e del suo arsenale di atomiche. Ha preso atto che per ora non c’è una soluzione possibile, quindi la priorità è mantenere la situazione quieta e concentrare le risorse su altri fronti più sollecitati. Secondo Jen Psaki (segretario comunicazione della Casa Bianca) “la nostra politica non sarà quella di focalizzarci su un grande successo né quello di dipendere da una pazienza strategica”. In sostanza, calma e niente teatro.

Pyongyang capita l’antifona ha condannato Biden “per la sua intenzione di continuare una politica ostile. Nel tempo gli Stati Uniti si troveranno in situazioni difficili”. Per ora di impasse totale.

Kim, pressato da gravi situazioni economiche, pessimi risultati nell’agricoltura, non si accontenterà di rimanere calmo nell’angolo e subire le sanzioni americane. Qualcosa dovrà dimostrare per attrarre l’attenzione.

Ci sono poi sfaccettature del problema molto controverse. Le pressioni  di Seoul (Corea del Sud) per attenuare le sanzioni americane sono di un maggior coinvolgimento economico più positivo.

Per questo Jack Sullivan, il Guru della politica Usa in Asia, commenta con un apparente ossimoro: la diplomazia Usa dovrà essere parzialmente bilaterale e per una parte multilaterale..

 Tutti capiscono il perché. Il problema madre di tutti gli altri è la Cina. Le vecchie strategie da guerra fredda non sono più applicabili. Il contenimento è fuori gioco e quindi il cosa fare è in cima a tutte le priorità. Peraltro non sfugge che solo Pechino abbia in mano le leve per condizionare Kim. Il 90% delle importazione dì Pyongyang sono Made in China…..

Intanto per tutti quelli che speculano senza avere elementi di giudizio sulla vita di Kim Jong-un, dato spesso per morto, scomparso, malato, una vera doccia fredda.  È apparso a sorpresa a teatro (Mansudae di Pyongyang) in ottima forma al fianco della bella moglie Ri Sol-ju. Una rara apparizione, la terza quest’anno. Si trattava di un’esibizione musicale in onore delle gloriose famiglie dei militari nordcoreani.

Interessante il discorso del maresciallo. Ha esaltato il ruolo delle donne come “madri dal grande cuore e figlie del partito” continuando con una raccomandazione che è da medioevo: “le donne debbono essere cuoche eterne della rivoluzione”.” Mogli, figlie e nuore -scrive il Corriere della Sera- che debbono dare la precedenza agli interessi statali rispetto a quelli familiari”.

Frasi che il giornale sigla come “un discorso complesso, da interpretare…”