La ministra tedesca per la famiglia, la socialdemocratica Franziska Giffey, si è dimessa mercoledì dopo le accuse di plagio per le chiare violazioni emerse nel lavoro della sua tesi di dottorato, anticipando la decisione finale della terza revisione da parte del comitato della Freie Universität Berlin che al momento ha emesso soltanto un rimprovero.

Le dimissioni arrivano in un momento inopportuno per il Partito Socialdemocratico tedesco. A livello federale, il vicecancelliere Olaf Scholz non riesce ad avere una certa presa sull’opinione pubblica, e i sondaggi ristagnano a un livello basso. I socialdemocratici si sono già impegnati inoltre, nel presentare la Giffey come migliore candidata a sindaco di Berlino, che verrà eletto contemporaneamente alle prossime elezioni federali di settembre. La preoccupazione, dettata proprio dai sondaggi dopo il lavoro poco brillante del socialdemocratico Michael Mueller, è che la roccaforte Berlino possa andare perduta a favore dei Verdi.

Prima di far parte del governo federale, nel 2018, la Giffey è stata sindaco del distretto di Neukölln, popolare quartiere di Berlino conosciuto per l’atmosfera internazionale e per l’alta percentuale di abitanti di origine turca e russa.

La cancelleria Angela Merkel ha accettato le dimissioni della Giffey esprimendo un grande rammarico, lodando il suo operato. “La ministra ha condotto una campagna per i suoi problemi con passione e abilità e ha compiuto progressi importanti e duraturi per le famiglie, le donne e gli anziani”, ha affermato la Merkel.

La CSU, il partito cristiano democratico che opera esclusivamente in Baviera a differenza del partito fratello CDU presente in tutti gli altri stati federali, vede le dimissioni della Giffey convincenti quanto coerenti rispetto ad altri casi simili, ma non sufficienti. “Del resto si prende solo una pausa per concentrarsi sulla campagna elettorale per la carica di sindaco”, ha dichiarato il segretario generale Markus Blume, “Penso che gli elettori dovranno chiarire il resto”, ha aggiunto.

L’ultima volta che è stato firmato il certificato di “licenziamento” a un ministro a causa di accuse di plagio è stato nel 2013, quando l’ex presidente federale Joachim Gauck lo ha consegnato alla ministra cristiano-democratica uscente Annette Schavan con le parole: “Molti si rammaricano che la politica dell’istruzione e la politica della ricerca del governo federale non sono più nelle tue mani”. 

Anche l’ex ministro federale della difesa, Karl-Theodor zu Guttenberg (CSU), si è dovuto dimettere da ogni incarico nel 2011, al centro di uno scandalo a causa dell’accusa di plagio per numerosi capitoli copiati da altri autori nella sua tesi di dottorato del 2006 in diritto internazionale.

Tutti e tre hanno perso i loro incarichi a causa di scandali di plagio. Ma mentre per zu Guttenberg e Schavan hanno rappresentato la fine della loro carriera politica, perché hanno tentato di minimizzare, Franziska Giffey potrebbe essere la prima che, nonostante le dimissioni e il ritiro del dottorato, continui ad essere in prima linea nella politica tedesca, dato che ha anticipato l’inevitabile rassegnando le dimissioni. Con questa posizione può mantenere la candidatura migliore del partito SPD a sindaco di Berlino. La popolarità potrebbe essere più importante di una procedura di plagio che si trascina da più di due anni oramai, e gli elettori potrebbero riabilitarla.

Una curiosità è che neanche la Ursula von der Leyen è passata indenne dalle evidenti carenze della sua tesi alla Hannover Medical School, e nemmeno l’attuale presidente della CDU e vice primo ministro Bernd Althusmann con il certificato dell’Università di Postdam, ma hanno avuto comunque il permesso dal comitato universitario di mantenere il loro dottorato, in quanto alla fine non sono stati ritenuti “imbroglioni”.

Per uno scienziato sarebbe tutto diverso, poiché un plagio evidente del lavoro di altri comporterebbe inevitabilmente l’accusa di furto della proprietà intellettuale.