di Vittorio Volpi
Era una sera d’estate a Tokyo, vicino al Palazzo Imperiale, il sole era tramontato sul parco dove vive la famiglia imperiale. Regnava ancora il nonno dell’attuale Imperatore Naruhito (dal 2019), si chiamava Hirohito, ma per i giapponesi era “Tenno”, l’Imperatore celeste. La sua figura istituzionale ha sempre oscillato tra quello di un capo religioso di alto grado, con grandi poteri simbolici e quello di un autentico regnante imperiale. Migliaia di giapponesi, disciplinati ed in silenzio si dirigevano verso il piazzale davanti al giardino imperiale. Era una commemorazione, non ricordo il motivo, ma ciò che mi colpì fu la deferenza quasi religiosa di questa folla di giapponesi. Capì allora più che mai che nonostante il cambio della Costituzione dal 1947, cioè quando Hirohito rinunciò alla sua divinità di discendente delle divinità per diventare solo il simbolo della nazione giapponese e dell’unità del suo popolo a capo della famiglia imperiale giapponese che per i giapponesi era rimasto intatto questo suo alone superiore, percettibile, ma non dimostrabile.
Ho ripensato ancora a quella sera, a quella composta processione nei giorni scorsi in occasione del discusso e controverso matrimonio della principessa Mako.
In Occidente il matrimonio di Mako con Kei Komuro, un qualsiasi cittadino non appartenente alla nobiltà, non farebbe notizia, ma non in Giappone perché la famiglia imperiale è uno di quei miti che non hanno spesso una spiegazione. Il matrimonio ha creato un clima da caccia alle streghe. Nulla era accettabile per molti tabloid (c’è spesso super nazionalismo). Hanno cominciato a criticare Kei per i capelli lunghi con codino, un vestito troppo chiaro quando si recò a far visita alla coppia imperiale. Alla fine Kei e Mako si sono presentati alla stampa. Lui senza più il codino ed abito più adatto per confermare il loro amore e matrimonio. Le critiche al matrimonio sono varie. In primis quella che Kei sposava Mako per diventare ricco e famoso. Poi per la madre separata con problemi legati a cause legali. Poi la differenza nei confronti di un plebeo. Il padre di Mako, principe della Corona, ha dato il suo assenso con un certo distacco: “se è quello che vogliono davvero, penso che come genitore dovrò rispettare tale volontà”. In linea con l’opinione pubblica che secondo le indagini d’opinione ha “pollice verso” all’80%, il che conferma che la famiglia imperiale è ancora nella testa dei giapponesi una cosa speciale.
Sia come sia, Kei e Mako dopo tanti rinvii forzati si sono finalmente uniti in matrimonio. Non però con riti imperiali e sfarzose cerimonie con contenuto civile e religioso, ma solo in Comune come semplici cittadini. Anche perché nelle regole del Trono del Crisantemo chi sposa un/una borghese è escluso dalla famiglia imperiale, perde il titolo (di principessa) ed i figli saranno esclusi dalla successione imperiale.
Da aggiungere che durante la cerimonia civile riservata si è tenuta una protesta in un parco vicino con cartelli che accusavano Kei Komuro di essere un approfittatore ed arrampicatore sociale.
Per molti poi l’eruzione di un vulcano e qualche scossa di terremoto (se ne registrano un migliaio all’anno a Tokyo, grazie a Dio, di piccola entità) sono il segno nefasto della conseguenza del matrimonio. La coppia, buon senso, vivrà a New York per ora.
Mako ha dimostrato però che è vero amore. Sta soffrendo di stress, ha rinunciato all’appannaggio imperiale che le spetta e con l’umiltà ed il garbo (giapponese) ha commentato “mi spiace molto per le persone alle quali abbiamo dato disturbo..”