Nonostante le obiezioni dell’ex presidente Trump, martedì sera il giudice federale di Washington D.C, Tanya Chutkan, nominata da Obama, ha stabilito che le centinaia di pagine di documenti degli Archivi nazionali della Casa Bianca riguardanti l’Amministrazione Trump, possono essere consegnate alla Commissione investigativa della Camera (Comitato antisommossa del Campidoglio),  che sta indagando su vasta portata sull’entità del coinvolgimento dell’ex presidente sull’assalto del 6 gennaio che ha causato 5 morti e 140 feriti.

Trump ha citato in giudizio il presidente del Comitato antisommossa della Camera e il capo degli National Archives, un’agenzia federale che detiene i registri della Casa Bianca, nel tentativo di fermare la consegna dei documenti. 

Gli avvocati di Trump si sono opposti alla pubblicazione di tali documenti affermando che, in quanto ex presidente, Trump conserva un diritto residuo di affermare il privilegio esecutivo, anche se il presidente Biden vi ha rinunciato.

In un parere scritto di 39 pagine, la giudice sostiene “che scoprire e venire a patti con le cause alla base dell’attacco del 6 gennaio è una questione di insuperabile importanza pubblica perché tali informazioni si riferiscono alle nostre principali istituzioni democratiche e alla fiducia del pubblico in esse”.

La Corte ritiene dunque che l’interesse pubblico consiste nel consentire alla volontà congiunta del ramo legislativo e di quello esecutivo di studiare gli eventi che hanno portato al verificarsi dell’assalto, prendendo in considerazione una legislazione per impedire che tali eventi si ripetano. La Corte ha anche osservato che l’Amministrazione Biden ha approvato la pubblicazione dei documenti del suo predecessore alla Casa Bianca.

“Può esserci un solo presidente alla volta”, ha scritto la Chutkan, ritenendo che l’affermazione di Trump sul privilegio esecutivo “è controbilanciata dalla decisione del presidente Biden di non mantenere il privilegio”.

La Camera ha sostenuto, attraverso gli atti presentati al Tribunale, che ha bisogno dei registri delle comunicazioni dell’allora presidente Trump che ha contribuito a fomentare il crollo dello stato di diritto, riunendo migliaia di sostenitori a Washington D.C. dopo lo sforzo di molti mesi per definire falsamente “rubate” le elezioni del 2020. Registri che sono considerati tra i più sensibili: nominativi dei visitatori, tabulati telefonici e altri documenti dello staff di Trump. Almeno 750 pagine.

La Commissione della Camera, per ampliare la sua indagine, ha citato in giudizio diversi membri dell’Amministrazione Trump, tra cui l’ex consigliere Stephen Miller, il segretario di stampa Kayleigh McEnany ed altri importanti aiutanti della Casa Bianca.

I sostenitori “estremisti” di Trump hanno fatto irruzione nel Campidoglio degli Stati Uniti apparentemente per cercare di impedire al congresso di certificare la vittoria di Biden su Trump alle elezioni presidenziali. La maggior parte delle citazioni in giudizio sono mirate a scoprire dettagli su come Trump abbia fatto pressioni sull’ex vice presidente Mike Pence per fermare la certificazione della vittoria elettorale di Biden alla sessione congiunta del Congresso del 6 gennaio e se fosse collegata all’attacco al Campidoglio.

Trump fece un discorso “incendiario” prima dell’assalto al Campidoglio. Circa 700 persone devono rispondere di accuse penali derivanti dalla rivolta.

La sentenza apre la strada agli Archivi nazionali che potranno iniziare ad essere trasmessi già da venerdì prossimo al Congresso, sebbene gli avvocati di Trump promettono di ricorrere in appello in attesa di una sentenza della Corte d’appello del Distretto di Columbia.