A causa dell’aumento dei prezzi del carburante, le proteste iniziate in Kazakhstan si sono trasformate in violenti attacchi contro gli uffici governativi. Una reazione di ampio malcontento che viene considerata la più grande contro il governo trentennale di Nursultan Nazarbayev dalla caduta dell’Unione Sovietica. Le violenze si sono diffuse rapidamente in tutto il paese come protesta generale contro la corruzione, povertà e disuguaglianza.

La settimana scorsa è stato revocato il blocco ai prezzi dell’energia e il costo del carburante è raddoppiato in pochi giorni. Le proteste sono iniziate durante il fine settimana nella parte occidentale del Kazakhstan, l’area più ricca di petrolio e la zona considerata più scarsa per la qualità della vita, e si sono estese martedì in tutte le altre parti del paese.

L’ex presidente Nazarbayev, dimessosi nel 2019, ha continuato ad esercitare in maniera autoritaria una forte influenza dietro le quinte come governatore de facto sotto il titolo ufficiale di “padre della nazione”. Un culto costruito negli anni che si è disfatto nel giro di pochi giorni. I manifestanti della città di Taldykorgan, vicino all’ex capitale Almaty, hanno abbattuto una sua statua.

La polizia kazaka ha aperto il fuoco contro i manifestanti radunati senza coordinamento in diverse città. La violenza che circonda le proteste è molto preoccupante. Nazarbayev non si è visto pubblicamente e ci sono voci secondo le quali  potrebbe aver lasciato il paese. La sua residenza presidenziale è stata presa d’assalto ed è stata completamente incendiata.

I disordini hanno portato l’attuale presidente Kassym-Jomart Tokayev a chiedere aiuto sotto la guida di Mosca all’organizzazione militare CSTO (Collective Security Treaty Ornanization), un’alleanza di sicurezza tra paesi ex sovietici che comprende Russia, Armenia, Bielorussia, Kirghizistan, Tagikistan e Kazakhstan, dopo aver dichiarato lo stato di emergenza citando “interferenze esterne”.

Nella maggior parte del paese le principali applicazioni di messaggistica non sono disponibili in quanto Internet è stato interrotto così come la ricezione dei telefoni cellulari. Diversi canali televisivi sono stati oscurati e la Banca nazionale del Kazakhstan ha sospeso tutte le transazioni finanziarie.

La propaganda russa incolperà gli “agenti stranieri” per l’improvviso scoppio delle manifestazioni in Kazakhstan. Con 100 mila soldati russi ammassati al confine ucraino, il presidente russo Putin era convinto pochi giorni fa di aver messo all’angolo l’occidente costringendolo a negoziare alcune richieste di sicurezza. La rivolta popolare kazaka però, potrebbe rappresentare l’ultimo segnale che la gente che ha vissuto per decenni sotto governi autoritari post sovietici, alla fine non ce la fa più. Un segnale che smentisce dunque il presidente russo, che vuole addossare la responsabilità dello stallo ucraino e bielorusso alla NATO e alle provocazioni dell’Unione europea.

Per aiutare il presidente Tokayev a riprendere il controllo, i paracadutisti russi sono entrati nel paese mentre sono in corso gli scontri tra manifestanti e polizia. Visto il blocco delle comunicazioni, ci sono poche informazioni attendibili sul numero delle vittime. Si parla di decine di manifestanti, 12 poliziotti uccisi e di oltre 400 feriti durante le violenze in corso, specialmente durante l’occupazione degli edifici governativi di Almaty che sono stati incendiati. Almaty è la più grande città del Kazakhstan e il principale centro commerciale e culturale con oltre 2 milioni di residenti.

Nazarbayev duranti gli anni ha monopolizzato tutti i settori: banche, strade e gas. Ha mantenuto stretti legami con la Russia e, cosa importante, il Kazakhstan ospita nella parte meridionale il cosmodromo di Baikonur, la prima e la più grande struttura spaziale operativa al mondo per lancio orbitale dei razzi, affittato alla Russia.

Non è chiaro quante truppe della CSTO verranno inviate e per quanto tempo rimarranno in Kazakhstan. Tokayev ha denunciato le azioni di rivolta chiamando i manifestanti “terroristi” e sostenendo che il paese è vittima di un’offensiva da parte di bande addestrate all’estero. “Almaty è stata attaccata, distrutta, vandalizzata. I residenti di Almaty sono diventati vittime di attacchi da parte di terroristi, banditi, quindi è nostro dovere intraprendere tutte le azioni possibili per proteggere il nostro Stato”, ha dichiarato Tokayev nel suo secondo discorso televisivo.

Un deputato russo, Leonid Kalashnikov, ha detto che le truppe militari rimarranno finché il presidente del Kazakhstan lo riterrà necessario.

Le proteste sembrano senza direzione. Non ci sono mai state in Kazakhstan elezioni giudicate libere ed eque dagli osservatori internazionali e non esistono nel paese figure di opposizione di alto profilo capaci di unire un movimento di protesta per chiedere riforme e migliori standard di vita.